Un remoto lago salato ai margini del Sahara è in testa alla lista di 15 nuove zone umide riconosciute dalla Convenzione di Ramsar in Tunisia, annunciate proprio in occasione della Giornata Mondiale delle zone umide che come ogni anno si celebra il 2 febbraio.
Chott Elguetar è un sito di 7.400 ettari con un lago intermittente, vitale per la sopravvivenza dell'Orice dalle corna a sciabola, dell'Addax e della Gazzella dama e contiene inoltre tracce di attività umana, religiosa e industriali, datate 40.000 anni fa.
Il WWF ha accolto con favore l'annuncio, sottolineando che la designazione della Tunisia di 15 nuovi siti Ramsar raddoppia quasi il totale del paese, portandolo a 35.
"Queste designazioni sono il risultato di un lungo processo che richiede impegno e tempo da parte del governo e delle associazioni di conservazione", ha affermato Faouzi Maamouri, Coordinatore del WWF in Tunisia. "Ma questo vuole anche dire che anche con tutto ciò che questo paese ha vissuto di recente, vi è un forte impegno per la protezione delle zone umide e dei servizi che forniscono per le persone e la natura."
La Convenzione di Ramsar, così chiamata per la firma avvenuta nella città iraniana con lo stesso nome, è un trattato intergovernativo per mantenere e conservare le zone umide di importanza internazionale - o siti Ramsar; tra questi fiumi, laghi, paludi, mangrovie, barriere coralline e altre zone umide naturali o artificiali.
"La Giornata mondiale delle zone umide è un momento per riflettere sull'importanza degli ecosistemi d'acqua dolce da cui noi tutti dipendiamo", ha detto Fabrizio Bulgarini, Responsabile Conservazione del WWF Italia. "Ma le aggiunte più recenti alla lista Ramsar - e le altre che verranno - mostrano che il lavoro di conservare delle zone umide prosegue ogni giorno dell'anno. Essendo il WWF uno dei cinque partner internazionali che sono stati con la Convenzione sin dall'inizio, siamo orgogliosi di sostenere dalla nostra fondazione i principi di questo accordo internazionale".
Per festeggiare la Giornata mondiale delle zone umide sabato 4 e domenica 5 febbraio il Wwf Italia aprirà alcune sue Oasi, con entrata gratuita, da nord a sud (maltempo permettendo, per questo si consiglia di verificare localmente i programmi).
Secondo l'inventario nazionale delle zone umide, redatto da ISPRA in collaborazione con Il Ministero dell'Ambiente e l'ARPA Toscana, in Italia sono identificati ben 1511 siti. L'estensione totale è di 771.125 ettari.
Il 48% sono laghi e fiumi, 32% ambienti marini e costieri e il 20% zone umide artificiali. Di questi solo il 6% non è ancora protetto. Tra questi 53 siti sono riconosciuti di importanza internazionale secondo la Convenzione di Ramsar.
Le zone umide sono gli ecosistemi più a rischio del Pianeta, ma allo stesso tempo straordinari bacini di vita, serbatoi di CO2.
Il 90% delle aree umide sono scomparse nell'ultimo secolo nella sola Europa.
Secondo la Commissione europea, fra il 1950 e il 1985 si sono registrate le perdite maggiori: in
Francia (67%), Italia (66%), Grecia (63%), Germania (57%) e Olanda (55%).
L'Italia ospita 53 siti Ramsar. Dei circa 3 milioni di ettari originari, all'inizio del ventesimo secolo ne restavano 1.300.000 ettari.
Si stima che a questi ambienti sia legato circa il 12% delle specie animali totali, che diventano il 40% aggiungendo quelle vegetali. Quasi il 50% delle specie di uccelli presenti in Italia sono legate alle zone umide.
Le aree umide forniscono acqua potabile, aiutano a riciclare l'oro blu e producono il 24% del cibo del Pianeta.
Circa due miliardi di uccelli migratori ogni primavera attraversano l'Italia, ponte nel Mediterraneo fra Africa ed Europa, dai piccoli luì alla grande cicogna bianca. Le nostre aree umide rappresentano per molti un ''pit stop'', una sorta di area di servizio lungo le autostrade delle migrazioni per la sosta,
l'alimentazione, ma anche la nidificazione.
Secondo lo studio redatto dall'ISPRA "Contributi per la tutela delle zone umide" a cui ha partecipato anche il WWF, "gli ambienti umidi possono essere sottoposti ad un gran numero di minacce antropogene a scala differente: i cambiamenti climatici a scala globale, la frammentazione e la trasformazione territoriale (bonifiche, urbanizzazione e artificializzazione in senso lato) a scala regionale/di paesaggio e un gran numero di altri fattori e processi a scala locale (es.: introduzione e invasione di specie alloctone, stress idrico, inquinamento, interramento, pascolo, fruizione non controllata, abbandono pratiche colturali, tra cui quelle legate alla piscicoltura). "
La tutela di queste aree umide è fondamentale non solo per la biodiversità ma anche per la sicurezza idraulica e la lotta al dissesto idrogeologico in quanto rappresentano elementi del territorio capaci di contenere piogge sempre più spesso eccezionali e fenomeni di esondazione e piene.