Nelle conclusioni del suo splendido I sommersi e i salvati, Primo Levi scrive che in Europa «incredibilmente è avvenuto che un intero popolo civile? seguisse un istrione la cui figura oggi muove al riso; eppure Adolf Hitler è stato obbedito fino alla catastrofe. È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire.»

Fu anche il suo ultimo messaggio prima della morte cercata. Il libro che concludeva la sua trilogia dedicata alle immani sofferenze dei deportati nei campi di concentramento nazisti, è infatti del 1986 e uscì, forse non a caso, in contemporanea con l'accendersi del famoso e aspro dibattito fra Jurgen Habermas e il revisionista Ernst Nolte.

La giornata della memoria del 27 gennaio per noi è questo. Se ci è quasi impossibile oggi comprendere le ragioni di tanto orrore, conoscere cosa è avvenuto e non dimenticarlo mai è indispensabile. Soprattutto perché, in altre forme, potrebbe riaccadere. La madre del fascismo è sempre incinta. L'Europa pacificata cova il peggio dentro di sé. Ancora oggi. Basta guardare all'Ungheria o all'Estonia, ove le SS di Himmler stanno per essere elevate a eroi antisovietici. La crisi economica e le oligarchie tecnocratiche alimentano il populismo di destra, i rigurgiti nazifascisti, il razzismo, l'antisemitismo che, secondo uno studio della Fondazione Ebert, riguarda un quinto degli europei.

La giornata della memoria serve anche per impedire la rinascita della ?zona grigia', di coloro che fingono di non sapere e chiudono gli occhi.

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