A due anni dal devastante terremoto che ha sconvolto l'isola il 12 gennaio 2010 procede ancora con lentezza la ricostruzione di Haiti. Nonostante l'immediata risposta all'emergenza, grazie all'impegno umanitario internazionale di numerose ong, manca ancora una soluzione ai bisogni di lungo termine, come per esempio garantire casa, lavoro, istruzione e servizi igienico-sanitari. Hanno fatto il punto della delicata situazione dell'isola caraibica il dossier di Oxfan (una delle più grandi confederazioni di organizzazioni per lo sviluppo impegnata in numerosi progetti nel Sud del mondo) dal titolo "Haiti: il lento cammino verso la ricostruzione" (.pdf) e il rapporto Unicef "I bambini di Haiti due anni dopo".

Per Oxfan è innegabile che "in due anni si è registrato ben più di qualche progresso": circa la metà delle macerie, pari a 5 milioni metri cubici di detriti, è stata rimossa e 430 chilometri di strade sono stati ricostruiti, fornendo infrastrutture vitali per la ripresa economica. "Ma restano problemi irrisolti - ha dichiarato Francesco Torrigiani, responsabile America Centrale e Caraibi di Oxfam Italia -. L'epidemia di colera che è costata migliaia di vite rimane ancora la principale minaccia alla salute pubblica e il 70% della forza lavoro non ha un impiego o è sotto utilizzata", con l'aggravante che molti di questi problemi esistevano anche prima del terremoto.

Per quanto riguarda la ricostruzione materiale dell'isola per il dossier Oxfam, la Commissione ad interim per la Ricostruzione di Haiti (Cirh) ha ottenuto qualche risultato in termini di coordinamento per la riedificazione, "ma molto poco è stato fatto per incoraggiare il governo ad adottare soluzioni a lungo termine". Si contano, infatti, ancora più di 520.000 senzatetto, oltre alla grave mancanza di acqua corrente, servizi igienici e assistenza medica per la maggior parte della popolazione. "È dovere della nuova amministrazione - ha continuato Torrigiani - assumere ora un ruolo di forte leadership e elaborare una politica di reinsediamento efficace e con una tempistica chiara per quanti sono rimasti senza casa. Inoltre è necessario che il governo lavori più a stretto contatto con la società civile haitiana nella pianificazione e nella gestione della ricostruzione per assicurare che i principali bisogni siano soddisfatti".

Uno di questi prioritari bisogni della società haitiana è la delicata situazione sanitaria certificata da Medici Senza Frontiere (Msf). "Molte strutture sanitarie della capitale sono scomparse il 12 gennaio 2010. Prima di quella data erano comunque già sotto dimensionate e non completamente operative. Il terremoto ha portato alla luce ed esacerbato i deficit del sistema sanitario haitiano. Ci vorrà molto tempo per ricostruirlo. Nel frattempo, stiamo lavorando per riempire il più possibile le lacune nelle cure mediche e rispondere a potenziali nuove emergenze, come il colera", ha dichiarato Gérard Bedock, capo missione di Msf a Haiti. Di fatto nonostante il numero di nuovi casi di colera sia diminuito considerevolmente, "registriamo ancora centinaia di casi ogni settimana e il rischio di recrudescenze stagionali rimane molto elevato. Dobbiamo essere molto vigili", ha concluso Wendy Lai, coordinatore medico di Msf.

Per l'Oxfan anche la comunità internazionale è chiamata, per accelerare la ricostruzione, a fare ora la sua parte. "Miliardi di dollari di aiuti sono stati annunciati per la ricostruzione di Haiti, ma le promesse di finanziamento non si sono sempre tradotte in denaro per gli interventi sul terreno". Secondo le Nazioni Unite, a fine settembre 2011 i donatori avevano stanziato solo il 43% dei 4,6 miliardi che avevano promesso per la ricostruzione nel biennio 2010-2011. "Per questo - ha concluso Torriggiani - al nuovo Governo Monti chiediamo con urgenza di mettere in pratica un vasto e risolutivo piano di ricostruzione che ridia innanzitutto una casa ai senzatetto". Il sostegno dei donatori che avevano promesso aiuti é vitale per ridare futuro a un Paese in ginocchio e "la ricostruzione rimane, nonostante le lentezze, un'opportunità di rinascita e riscatto dalla povertà in cui Haiti versa dai tempi dell'indipendenza".

Anche per il rapporto Unicef, presentato questa settimana, la situazione nel paese sta lentamente migliorando. "Sono stati ottenuti dei risultati un po' ovunque, anche se permangono gravi lacune e inadeguatezze nelle strutture di governance di base di Haiti" ha dichiarato Françoise Gruloos-Ackermans, rappresentante dell'Unicef ad Haiti. "Non bisogna fare errori: il paese rimane uno stato fragile, afflitto da povertà cronica e sottosviluppo, le cui deboli istituzioni lasciano i bambini vulnerabili ad affrontare lo shock e l'impatto del disastro".

Sempre secondo il rapporto, la maggior parte dei 4.316.000 minorenni di Haiti hanno limitate opportunità di sopravvivere, di potersi sviluppare e di essere protetti. Anche se il 2012 inizia con un nuovo attesissimo governo uscito dallo scorso ballottaggio elettorale, i bambini devono affrontare varie sfide in un paese in cui i segni del disastro sono ancora visibili nelle infrastrutture, nelle istituzioni e nei sistemi sociali. "Più di 500.000 persone vivono ancora rifugiati negli oltre 800 siti per sfollati intorno all'area colpita dal terremoto". L'Uniceff ha aiutato fino ad oggi "più di 750.000 i bambini a tornare a scuola; 80.000 di loro frequentano ora le classi nelle 193 scuole sicure e antisismiche costruite dall'organizzazione. Oltre 120.000 bambini si divertono a giocare in uno dei 520 spazi a misura di bambino. Più di 15.000 bambini malnutriti hanno ricevuto cure salvavita nell'ambito dei 314 programmi di alimentazione terapeutica sostenuti dal fondo delle Nazioni Unite e 95 comunità rurali hanno lanciato nuovi programmi per migliorare l'igiene".

Tuttavia, nell'ambito della tutela dell'infanzia, il maggiore risultato è stato ottenuto proprio dal governo di Haiti che ha rafforzato il quadro di protezione giuridica per i bambini che vivono negli istituti. "Prima del terremoto - ha spiegato il rapporto - il governo non sapeva quanti bambini vivevano negli istituti o addirittura dove si trovavano. Ora, con il supporto dell'Unicef, più della metà dei 650 centri del paese sono stati valutati e oltre 13.400 bambini (su circa 50.000 che vivono negli istituti) sono stati registrati". Non solo. Il governo ha anche firmato la Convenzione dell'Aja sull'adozione internazionale, che tutela i diritti dei bambini, dei genitori naturali e di quelli adottivi, stabilendo standard minimi per le adozioni.

Come per Oxfan anche per l'Unicef è ora vitale rintracciare nuovi finanziamenti quantificabili in circa "24 milioni di dollari solo per i bisogni umanitari immediati nel 2012 a sostegno dei bambini più vulnerabili, attraverso cinque progetti chiave nel campo di salute, nutrizione, acqua e servizi igienico-sanitari, istruzione e protezione dell'infanzia". Ulteriori 30 milioni di dollari saranno invece necessari per l'assistenza allo sviluppo nel lungo periodo, indispensabile per poter dare ai bambini di Haiti un futuro sostenibile.

Alessandro Graziadei

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