Che fine ha fatto Lampedusa? E che fino hanno fatto gli sbarchi di centinaia, di migliaia di migranti nell'isola? Sono domande lecite. Domande a cui cerca risposta un articolo de La Stampa di pochi giorni fa.
La Stampa ricorda che
a Lampedusa sono sbarcati in un anno 53 mila immigrati, dieci volte la popolazione dell'isola. Ricorda che Berlusconi, la scorsa primavera, fece promesse esagerate e mai mantenute:
far diventare Lampedusa la nuova Portofino, migranti rispediti a casa senza farli nemmeno sbarcare, campi da golf, casette dipinte di colori accesi, casinò, persino trasformare l'isola in zona franca. Io c'ero lì, proprio quando arrivò Berlusconi. Ci fu anche un incontro tra lui e le organizzazioni umanitarie. Qualche promessa anche qui. Strette di mano. Complimenti e sostegno per il nostro "importante" lavoro.
Ma cosa è rimasto di tutto quello. Niente, o quasi. Tranne gli sbarchi che riprendono. L'ultimo? 115 migranti il 16 di dicembre. E il timore, se non la certezza, che tutto riprenderà presto. Lo scorso anno infatti la crisi cominciò a gennaio.
Per il resto,
il centro di accoglienza è chiuso, l'ex base Loren dove venivano accolti (anche se parlare di accoglienza in quel contesto, non è certo un termine appropriato) i minori e le donne, chiusa e definita inagibile.
E
se tutto ricominciasse come lo scorso anno? Dove verranno accolti i migranti? Dove verranno portati? Che tipo di accoglienza avranno i minori e le famiglie? Che piano è stato messo in atto? Misteri. Non se ne sa nulla. Saremo chiamati a gestire nuovamente una situazione che potremmo quasi definire ordinaria con una modalità di estrema emergenza con tutto quello che ne comporta:
caos, malfunzionamenti, ritardi, accoglienza da terzo mondo.
Chissà se il nuovo Ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione avrà tempo per occuparsi di questo. Ma nel frattempo, dobbiamo sperare che si decida di non partire dalle coste africane.
Filippo UngaroResponsabile Comunicazione Save the Children Italia