A rischio di chiusura "Stacco", il servizio di trasporto e accompagnamento a chiamata gestito dal Comitato d'Intesa e CSV di Belluno e da altre 22 organizzazioni di volontariato sul territorio provinciale.
Non ci sono certezze sui contributi pubblici che assicurano il pagamento delle spese vive del servizio, gasolio e manutenzione dei mezzi. Una somma che si aggira attorno ai 140.000 euro all'anno, parte della quale è garantita dalla Conferenza dei Sindaci delle due Ulss bellunesi.
Soldi che la Regione garantisce alle Aziende sanitarie e che vengono a loro volta destinati al trasporto solidale che vede capofila il Comitato d'Intesa di Belluno.
Stacco è un servizio attivo dal 1977 e che negli anni è cresciuto quantitativamente e qualitativamente, coprendo buona parte del territorio della provincia di Belluno. I numeri parlano chiaro: 22 sono le associazioni che in tutta la provincia di Belluno gestiscono il servizio: 42 i mezzi impiegati, 388 i volontari che si avvicendano annualmente per garantire i trasporti per un totale di 15.327 ore di volontariato impiegate. Ogni anno i pulmini del trasporto a chiamata percorrono oltre 400.000 chilometri, per circa di 9000 trasporti garantiti a più di 1800 persone, anziani, disabili o con difficoltà deambulatorie. Un servizio, come si vede, per molti versi indispensabile in un territorio vasto e difficile come quello bellunese.
"Purtroppo - afferma il presidente del Comitato d'Intesa e del Csv di Belluno Giorgio Zampieri - tutto questo potrebbe essere a rischio per la difficoltà di reperire finanziamenti pubblici certi. Anche il contributo della Fondazione Cariverona, che per due anni ha sostenuto il progetto, già dal 2011 si è concluso. Così come le risorse per i progetti gestiti dal CSV, che sono stati di grande supporto e non sono più garantite (nel 2012 le risorse sono state ridotte del 43%). Stiamo cercando di ovviare al problema con altre forme di finanziamento. Se il servizio dovesse restare in questa situazione, sarebbe una perdita grave per la provincia di Belluno, soprattutto per le persone più deboli e sole della nostra collettività. E non solo per la mancanza di una rete di trasporti capillare e gratuita per gli utenti, ma anche perché, negli anni, i volontari del trasporto a chiamata e le loro associazioni, sono diventati vere "sentinelle" dei bisogni della popolazione. Grazie ai contatti con le persone aiutate nei trasporti - conclude Zampieri - emergono infatti molteplici problematiche a cui il volontariato ha cercato di dare risposta con azioni mirate ed interventi puntuali. E vorrebbero poter continuare".
Intanto alcune realtà provinciali hanno già esportato il modello di Stacco sul proprio territorio (come Rovigo e Verona).
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