Il fascismo non è nuovo in Ungheria. Negli anni antecedenti la seconda guerra mondiale il paese fu lungamente infestato dai movimenti delle crociferrate e dal partito Ungarista, fino alla totale sottomissione al nazismo hitleriano.

Ma quanto sta succedendo in questi ultimi mesi in quel paese ha aspetti nuovi e inquietanti. La soppressione delle più elementari libertà, come quella di stampa, la persecuzione dei dirigenti sindacali, la repressione di ogni forma di opposizione da parte del governo diretto da Victor Orban, avviene in nome di un populismo di destra che si ammanta di indipendenza rispetto alle pressioni del Fondo monetario internazionale e della Banca centrale europea. Il debito ungherese non è dei più alti - l'81% del Pil, meno di quello italiano - ma la situazione economica è pessima.

Le agenzie di rating hanno degradato i titoli di stato ungheresi a titoli spazzatura. Orban ha scelto la strada della contrapposizione in nome di un nazionalismo liberticida. La connessione tra la crisi e la sospensione della democrazia, già vista nel caso greco, assume qui contorni ancora più evidenti e brutali. Gli attuali organi dirigenti della Ue hanno pesanti responsabilità al riguardo. Proprio per questo è indispensabile sviluppare subito in Europa un movimento di solidarietà verso il popolo ungherese. Non è certo il nazionalismo, di qualunque risma esso sia, che lo può salvare.

Difendere la libertà degli ungheresi - come avveniva nel '56 dopo l'invasione sovietica - significa ancora una volta difendere quella di tutti gli europei.

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