Realizzato in tre mesi il progetto per creare il primo polo pedagogico sanitario della Bolivia: una nuova facoltà di Scienze della salute e due istituti specializzati in medicina tradizionale e in patologie correlate all'altitudine.

Il presidente Uber Alberti: "Il nostro approccio alla cooperazione? Valorizzare le competenze e lavorare in sinergia con istituzioni e professionisti locali"Progettare la nuova facoltà di Scienze della salute e di Medicina dell'Università autonoma Tomas Frias di Potosì (Bolivia), insieme a due istituti specializzati nella medicina tradizionale e nelle patologie correlate all'altitudine.

È l'ultimo intervento realizzato dalla ong bolognese Cestas nel Paese andino. "Siamo sbarcati in America Latina alla fine degli anni Ottanta e la prima cosa che abbiamo fatto è stato appoggiare la riforma del sistema sanitario cileno, occupandoci di formazione e costruendo un primo centro sanitario modello - racconta Uber Alberti, presidente del Cestas -. Oggi, con questo progetto siamo tornati alle origini, offrendo le nostre competenze sulla salute e l'architettura sanitaria".

Un progetto che, continua Alberti, "ben rappresenta il nostro approccio alla cooperazione: valorizzazione delle competenze e lavoro in sinergia con le istituzioni e i professionisti locali".L'intervento del Cestas fa parte di un programma della Cooperazione italiana a sostegno del sistema socio-sanitario del dipartimento di Potosì. A luglio l'ong è stata chiamata a coordinare la progettazione di tre edifici estesi su un'area di 8 mila metri quadrati, correggendo le incongruenze e gli errori strutturali di un progetto precedente.

L'obiettivo? Realizzare un progetto esecutivo che permettesse di dare il via ai lavori di una struttura "attesa da tempo dalla comunità universitaria - spiega Alberti - che richiedeva nuovi spazi per la formazione e il potenziamento dei servizi sanitari alla popolazione".Obiettivo raggiunto, perché in tre mesi il progetto esecutivo è stato elaborato, approvato e presentato in un'assemblea pubblica. Il merito va al lavoro di squadra portato avanti con l'Ufficio della Cooperazione italiana in Bolivia, i tecnici dell'università e due professionisti specializzati in architettura ospedaliera, Abraham Munizaga Montecinos e Johnny Villouta Bustamante.

"È il nostro modello - sottolinea il presidente del Cestas -, solo attraverso un sistema che valorizzi l'expertise di tutti si può fare cooperazione bene e con efficienza".Collegati da ampi spazi comuni, la facoltà di Medicina e i due istituti si integreranno all'Ospedale Daniel Bracamonte, già realizzato dalla cooperazione italiana nella prima fase del programma. Gli edifici saranno dotati di tecnologie per il risparmio energetico e rispetteranno gli stilemi dell'architettura locale.

"Il centro per la medicina della tradizione ha la forma della cruz andina - spiega Alberti -. Si tratta del simbolo millenario che rappresenta la visione cosmica dei popoli andini di Perù, Bolivia e Argentina del Nord". "Ringraziamo il Cestas e la squadra di architetti per l'importante lavoro svolto - dice il direttore dell'Ufficio regionale della Cooperazione italiana Domenico Bruzzone -.

Da questa sinergia è risultato un progetto che porterà alla costituzione del primo Parco pedagogico sanitario della Bolivia, che promuoverà la ricerca scientifica in settori peculiari della realtà di Potosì".All'interno del parco continuerà il rapporto tra l'ong e la comunità di Potosì. "Ci è stato chiesto di organizzare percorsi di formazione sanitaria - conclude Jaime Sepulveda, esperto in salute pubblica e consigliere della ong - e di definire un nuovo curriculum per medici e infermieri".

Per informazioni:
Cestas, tel. 051 255053, e-mail cestas@cestas.org, sito www.cestas.org.

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