Sulla pesca illegale sono rimaste inascoltate le richieste del Parlamento e della Conferenza Stato Regioni. Lo sottolineano in una nota Greenpeace, Legambiente, Marevivo e Coalizione Ocean 2012 commentando il Decreto legislativo di riassetto della pesca e acquacoltura che è stato emanato dal Consiglio dei Ministri e che doveva dare attuazione ai Regolamenti CE sulla pesca illegale e sui controlli.
Il Decreto legislativo - ricordano le associazioni - aveva come obiettivo la creazione di un sistema sanzionatorio e di controlli per combattere efficacemente la pesca illegale, e come dicono i Regolamenti europei, puntando su infrazioni gravi a cui devono essere comminate sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive. E invece il testo base presentato al Parlamento per il parere, mostra diversi punti di difformità dal dettato comunitario, sia per quanto riguarda la lista delle infrazioni gravi sia per quanto riguarda le sanzioni, insufficienti e certamente non dissuasive.
"Si parla, infatti, di sanzionare - ricordano Greenpeace, Legambiente, Marevivo e Coalizione Ocean 2012 - alcune fattispecie gravi di infrazioni altamente impattanti e devastanti che causano grossi danni alle risorse come la pesca senza licenza, con attrezzi vietati, in tempi e zone vietate, a specie il cui contingente è esaurito, con una bassa sanzione amministrativa. Quando invece l'Unione europea ritiene che tali casi di pesca illegale siano così gravi da compromettere tutta la gestione della Politica Comune della Pesca".
Inoltre, nel passaggio in Parlamento, tutte le Commissioni competenti hanno sollevato dubbi sulla conformità del testo con le richieste comunitarie di inasprire in maniera significativa le sanzioni e hanno perciò rimandato al Governo pareri con osservazioni.
Lo stesso ha fatto la Conferenza Stato-Regioni che ha riconosciuto l'inadeguatezza dell'impianto sanzionatorio del Decreto legislativo, invitando dunque il Governo a modificarlo.
"Le misure inadeguate di questo Decreto legislativo, per l'Italia rischiano di aprire un altro contenzioso con l'Unione Europea, nonostante la procedura d'infrazione sulla pesca illegale con le reti derivanti notificata dalla Commissione Europea lo scorso settembre e per la quale il nostro Paese potrebbe incorrere in una multa di 120 milioni di euro - concludono le Associazioni".