LUCCA. La "madre" del volontariato italiano è morta alle 7 di stamani nella casa natale di Lucca, a San Marco, all'età di 89 anni. Maria Eletta Martini era nata il 24 luglio 1922. La sua ultima apparizione pubblica risale ormai al marzo 2007, nel corso della conferenza regionale del volontariato Toscano che il Cnv -da lei fondato insieme a Giuseppe Bicocchi nel 1984 e di cui è stata presidente fino al 2008, assumendo dal 2009 la carica di presidente onorario- organizzò in collaborazione con la Regione Toscana. Oltre ad aver contribuito alla genesi della legge 266 del 1991, organizzando a Lucca con il Centro Nazionale per il Volontariato i primi convegni nazionali, Maria Eletta Martini, a lungo parlamentare Dc, fu anche staffetta partigiana nella seconda Guerra mondiale.
I funerali si terranno domani, venerdì 30 dicembre, nella chiesa di San Marco (ore 15).
"Con Maria Eletta Martini se ne va una parte pezzo della nostra storia". Le prime parole di cordoglio arrivano dall'attuale presidente del Cnv, nonché ex Ministro e padre della protezione civile moderna,
Giuseppe Zamberletti.
"Maria Eletta era una donna estremamente sensibile ai temi del volontariato. La sua storia è stata segnata dalla forte passione civile e sociale. Già organizzando i primi convegni nazionali aveva voluto fare di Lucca la capitale del volontariato italiano. Ma non è tutto. Perché se consideriamo le sue radici valoriali, possiamo riconoscere nel volontariato il centro e l'origine della sua cultura, che non ha trascurato neppure nelle sue attività parlamentari. Al volontariato si è sempre dedicata con grande impegno. Ed è grazie alla sua attenzione che si deve la nascita non solo del Cnv, ma anche di grandi progetti. A Maria Eletta va inoltre il merito di aver saputo cogliere le sfide della contemporaneità. Ci mancherà".Suo padre, Ferdinando Martini, fu il primo sindaco di Lucca e senatore. Maria Eletta, insieme alle sorelle, raccontò la sua storia perché i nipoti "sapessero". Un racconto pieno di fatti e sentimenti che nel 2003, a cinquant'anni dalla morte, prese forma nel libro edito dalla Maria Pacini Fazzi col titolo di "Nonno Nando". La stessa casa editrice, nel 1997, ha stampato anche l'ultimo libro della Martini, "Anche in politica cristiani esigenti", che ritrae in copertina una giovanissima Maria Eletta durante una comizio tenuto a Camaiore nell'aprile 1948.
Maria Eletta Martini era solita ricordare alle persone più care episodi della sua giovinezza. Nelle sue storie non c'erano solo i lunghi trasferimenti a piedi per raggiungere la scuola in cui ha insegnato, giovanissima, dopo il diplomata ottenuto al liceo classico Machiavelli di Lucca e quella laurea in lettere conseguita all'Università di Pisa. No, nelle sue storie c'era anche la guerra. Raccontava delle invasioni tedesche, del suo impegno partigiano, dell'occupazione della casa-madre nel quartiere San Marco. Poi c'era la politica, che l'appassionò a tal punto da farla iscrivere alla Dc nel 1946. C'erano i racconti delle lunghe discussioni con Aldo Moro di fronte a un caffè.
Membro e dirigente delle organizzazioni giovanili cattoliche, dal 1951 al 1963 (prima) e dal 1990 al 1993 (poi) è stata consigliere comunale a Lucca. Nel 1984 Maria Eletta Martini ha fondato insieme a Giuseppe Bicocchi il Centro Nazionale per il Volontariato e per dieci anni, dal 1991 -anno della legge sul volontariato- ha fatto parte dell'Osservatorio Nazionale per il Volontariato su nomina del Presidente del Consiglio dei ministri.
Dal 1963 fu deputato al Parlamento e dal 1978 al 1983 fu anche vicepresidente della Camera dei deputati sotto le presidenze di Pietro Ingrao e di Nilde Iotti. Eletta nuovamente nel 1987, nel corso della sua lunga carriera ha lavorato per le commissioni lavoro, giustizia, antimafia e sanità (di cui è stata presidente). Ma anche per servizi segreti, per gli esteri e gli affari europei. Vicepresidente nazionale del Centro Italiano Femminile, si era interessata alla tutela dei diritti umani e alla promozione delle fasce di emarginazione sociale. Fra le altre cose è stata relatore delle leggi sull'aborto e il divorzio, ha portato a conclusione la legge istitutiva del servizio sanitario nazionale e si è impegnata nelle leggi sull'adozione e l'obiezione di coscienza. E stata inoltre relatore della legge per la cooperazione ai paesi in via di sviluppo e delle normative Stato-Chiesa.
"Esemplare è il suo impegno per il bene comune. Ed è grazie a lei e a Giuseppe Bicocchi che si deve la genesi del Cnv" dichiara il vicepresidente vicario del Centro,
Maria Pia Bertolucci.
"Pensando a Maria Eletta, poi, è inevitabile porre l'accento sulle sue straordinarie capacità di sintesi. Quei due hanno portato il Centro in una dimensione nazionale, facendo di Lucca la capitale del volontariato. Un percorso di cui noi, oggi, siamo testimoni. Un lavoro, il loro, iniziato già alla fine degli anni Settanta. Un impegno in cui Maria Eletta ha creduto fino in fondo". Maria Pia Bertolucci ricorda inoltre l'ultimo atto concreto compiuto dalla Martini: cioè la firma per la costituzione della Fondazione Volontariato e Partecipazione, di cui il Cnv è il primo socio fondatore.
"Questo -aggiunge la Bertolucci-
testimonia come le sue ultime preoccupazioni siano sempre state per il volontariato, per la partecipazione e per l'impegno e la passione civile". La firma dell'atto costitutivo avvenne nella casa di Maria Eletta, a San Marco, il 17 novembre 2008.
Fra i presenti, nel ruolo di presidente Cesvot, c'era anche
Patrizio Petrucci, attuale vicepresidente del Cnv.
"Maria Eletta ha avuto una grande intuizione. Quella di pensare, in un momento particolarmente difficile, a un Cnv aperto" dice Petrucci.
"Ne è testimone il rapporto personale che abbiamo avuto. Al tempo ero presidente nazionale Anpas. Con quel ruolo mi trovai a costruire insieme a Maria Eletta una strada di dialogo fino ad allora assente. Fu un rapporto costruttivo. Da quel momento sono nati grandi progetti. Non solo quel tipo di dialogo fu trasferito all'intero del Cnv, di cui cominciai a far parte. Ma il rapporto personale, fatto di reciproca stima, è perfino cresciuto nel tempo. Presi in mano il Centro in un momento di difficoltà, riconoscendo nella Martini un'interlocutrice politica di alto livello, aperta e chiara nelle discussioni. Nel segno della continuità, durante l'ultima Conferenza regionale del volontariato dedicai a lei parte della mia relazione. Anche perché c'era una sorta di unicità in quella sua capacità di intuire i cambiamenti".
Lei che era strettamente legata ad Aldo Moro, nel 1994 fu tra i fondatori del Partito Popolare Italiano insieme a Rocco Buttiglione, mentre nel 2001 ha partecipato alla fondazione del gruppo "La Margherita". Il 2 giugno 2002 è stata insignita della massima onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per
"l'alto servizio reso al Paese durante la sua lunga carriera parlamentare".-----
Quel che ha perso la politicaLUCCA. Non si pecca di presunzione ad affermare che la parabola di Maria Eletta Martini abbia incarnato un modo di partecipare alla cosa pubblica, e di fare politica, che è ormai in via d'estinzione. Propugnare percorsi culturali di coinvolgimento e legittimazione delle realtà più vive del Paese, farli valere nelle sedi decisionali avviando processi di partecipazione e confronto, anche aspri, capaci di superare le resistenze, confrontarle con tutti, abbattendo gli steccati ideologici e tenendo a stretto riferimento l'orizzonte disegnato dalla nostra Costituzione.
In questo senso il percorso di riconoscimento, ingresso e legittimazione del volontariato in Italia è emblematico e non a caso segna uno dei principali meriti riconosciuti da ogni lato alla Martini. Meriti di cui lei, peraltro, si affannava sempre a condividere le responsabilità con i tanti protagonisti, a tutti i livelli, che ne abbracciarono visioni e azioni.
Non a caso Maria Eletta Martini parlava di "processi culturali" come quello che portò alla nascita del Centro Nazionale per il Volontariato nel 1984.
"Affrontammo -si legge nell'intervista raccolta da Riccardo Andreini e contenuta nel libro "Volontari gente comune" curato da Antonella Paoletti-
temi strategici come ?volontariato, società e pubblici poteri', ?volontariato negli orientamenti legislativi regionali e nazionali e nella ricerca di nuove politiche sociali' e ?volontariato e enti locali'. Erano temi nuovi, che in qualche modo aprivano il dibattito culturale negli anni successivi. Eppure in questi incontri non abbiamo mai votato un documento. Dopo il confronto, il dibattito, la circolazione delle ideee la presentazione delle esperienze, ritenevamo giusto che ognuno tornasse alla propria casa e facesse quello che riteneva più opportuno nel proprio ambiente. Non era la paura di creare spaccature; stavo in politica e non mi spaventavano le divisioni, quanto piuttosto la volontà di garantire, nel confronto, la presenza di tutti. Proprio questa scelta ci garantì un'ampia partecipazione e una ricchezza di contributi al dibattito senza precedenti. Li definivamo ?luoghi intermedi'".Il nome di Maria Eletta Martini viene legato, e sono pochi coloro che continuano a dimenticarlo, al processo di approvazione della Legge quadro sul volontariato del 1991 che ebbe come tappe fondamentali i convegni che si svolgevano a Lucca negli anni '80. Un percorso lungo e tortuoso, caratterizzato da alti e bassi corrispondenti alle varie situazioni politico-parlamentari con le quali si intrecciava. Ma la prima vera conquista pubblica del volontariato fu nel 1977 nella discussione che alla fine degli anni '70 dette vita al Sistema Sanitario Nazionale.
"I miei colleghi -ricorda la Martini-
sapevano che non ero certo estranea al mondo del volontariato; la mia toscanità e la mia ?lucchesità' mi avevano messo in contatto continuo con le esperienze di solidarietà presenti sul territorio e sapevano anche quanto ero vicina a parte dell'associazionismo cattolico".Interlocutrice del volontariato laico e cattolico, in particolare quello toscano -Misericordie e Pubbliche assistenze in primis- dai numeri già molto grandi, la Martini, in qualità di presidente della Comissione Sanità della Camera dei Deputati, venne incaricata di verificare la possibilità di modificare il DPR 616 del 1977 che aveva provocato la contrarietà di molte sigle del volontariato per l'attribuzione ai Comuni delle funzioni relative alle organizzazioni di volontariato le quali erano però già capillarmente distribuite sul territorio e federate nei livelli regionali.
"Questo mio impegno -ricorda la Martini-
mi mise in contatto con le realtà del volontariato, in modo particolare con le esperienze di solidarietà nel settore socio-sanitario, e mi spinse a confrontarmi continuamente con i temi della solidarietà, della partecipazione?".Si avviò così un metodo di lavoro diverso che la Martini riassume così:
"Nel 1977 introdussi un metodo di lavoro verso il quale c'era diffidenza: il coinvolgimento delle parti sociali, nel tentativo di elaborare documenti, non solo dopo averle ascoltate, ma coinvolgendole direttamente prima della stesura". Già per l'approvazione della legge sanitaria, la Martini girò mezza Italia, conoscendo moltissime realtà di volontariato e facendosi assorbire totalmente dall'impegno di sostegno al
"mondo della gratuità solidale". Un metodo che creò uno schieramento trasversale capace di approvare, al primo articolo della legge, un comma secondo il quale
"le associazioni di volontariato possono concorrere ai fini istituzionali del Servizio Sanitario Nazionale nei modi e nelle forme stabiliti dalla presente legge" e l'articolo 38 regolò i rapporti fra organizzazioni di volontariato e le USL, modificando la legge.
La Martini ricorda i molti alleati che trovò a Lucca e in sede romana poi nello storico processo di approvazione della Legge Quadro del 1991: l'allora presidente della Provincia Giuseppe Bicocchi, Ela Mazzarella e altri dirigenti pubblici che lavoravano nel Comune e nella Provincia di Lucca nei settori sociali, Don Bruno Frediani fondatore del Ceis. Poi in sede romana il senatore Roberto Ruffilli, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1988, il senatore Nicolò Lipari, il professore Cesare Mirabelli, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, gli onorevoli Maria Pia Garavaglia, Rosa Russo Iervolino, Daniela Mazzucconi, Leopoldo Elia e molti altri. Ma anche fuori dalla Dc, come ricorda il suggestivo incontro con Pietro Ingrao che presentando il progetto di legge del Pci sul volontariato riconobbe alla Martini:
"noi pecchiamo di astrazione, voi cattolici avete capito prima di noi".Una visione del volontariato, quella della Martini, profondamente politica, che trova la massima espressione nelle forme organizzate -fondamentali nell'interlocuzione con gli enti pubblici-, ma che travalica in tutti gli aspetti della socialità e della vita delle persone per diventare un modo di vivere e coltivare la democrazia. Non a caso la Martini amava rievocare la fermezza di Luciano Tavazza nel rifiutare l'appellativo
"L'esercito dei buoni" e la sua passione nel rivendicarne il ruolo
"politico". Non a caso negli ultimi anni della sua vita ha affiancato alla parola volontariato quella di
"partecipazione" nella creazione della Fondazione di ricerca nata a Lucca nel 2008 e da lei fortemente voluta. Non a caso la lettura di tutte le sue pagine dimostra ancora quanto siano attuali il suo pensiero e la sua visione e come la strada tracciata in quegli anni abbia ancora molto da dire all'Italia della solidarietà e del volontariato.
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