La legge firmata il 20 dicembre dal presidente siriano Bashar al-Assad, che prevede "la pena di morte per chiunque fornisca armi o aiuti a fornire armi per compiere atti di terrorismo", rischia secondo Amnesty International di peggiorare ulteriormente il bagno di sangue in atto nel paese, dove il numero dei morti continua a salire.

"La legge potrebbe produrre gravi conseguenze, dal momento che secondo le autorità siriane le proteste contro il governo sono opera di 'terroristi armati'. Si tratta di un ulteriore strumento dell'arsenale della repressione delle autorità di Damasco, che va annullato immediatamente" - ha dichiarato Philip Luther, direttore ad interim di Amnesty International per il Medio Oriente e l'Africa del Nord.

In una delle settimane più terribili da quando a metà marzo sono iniziate le manifestazioni in favore delle riforme, sarebbero state uccise 170 persone, tra cui 70 disertori, nel bombardamento del villaggio di Kafr Awaid, nella provincia nordorientale di Idlib. Sarebbero rimasti uccisi anche decine di militari dell'esercito siriano.

Dalle immagini pervenute ad Amnesty International, pare che alcune delle persone uccise fossero già state catturate, avendo i loro cadaveri le manette ai polsi.
 
Amnesty International è in possesso dei nomi di oltre 3800 persone morte dall'inizio delle proteste. È probabile che la maggior parte di esse siano state uccise dalle forze di sicurezza quando queste hanno aperto il fuoco su manifestanti pacifici o su coloro che partecipavano ai funerali di persone uccise durante le manifestazioni. Sono stati uccisi anche membri delle forze di sicurezza, alcuni per mano di disertori che hanno preso le armi contro il governo.

Migliaia di altre persone sono state arrestate. Molte di esse sono tenute in isolamento in luoghi non resi pubblici, dove sarebbe frequente il ricorso alla tortura. Amnesty International ha redatto un elenco di oltre 200 persone morte in carcere da aprile.

Da aprile, Amnesty International continua a chiedere al Consiglio di sicurezza di riferire la situazione della Siria alla Corte penale internazionale, d'imporre un embargo totale sulle forniture di armi e di congelare i patrimoni del presidente Bashar al-Assad e di altre persone coinvolte, per averle ordinate o eseguite, in gravi violazioni dei diritti umani.

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