In un nuovo rapporto sulla pena di morte in Iran, dal titolo "'Mortedipendenza'. Le esecuzioni per reati di droga nel 2011", Amnesty International ha denunciato il drammatico aumento del numero delle persone, molte delle quali povere, messe a morte per reati di droga.
Dall'inizio dell'anno, secondo i dati in possesso di Amnesty International, le esecuzioni per reati di droga sono state almeno 488, quasi tre volte di più dei dati di due anni prima, quando l'organizzazione per i diritti umani aveva registrato almeno 166 esecuzioni del genere.
In totale, nel 2011, mettendo insieme dati ufficiali e non ufficiali, Amnesty International ha contato circa 600 esecuzioni, di cui quelle per reati di droga costituiscono l'81 per cento. L'organizzazione per i diritti umani ha pertanto chiesto alle autorità iraniane di porre fine all'impiego della pena di morte per i reati di droga.
"Per contrastare l'immenso problema della droga, le autorità iraniane hanno eseguito un numero impressionante di condanne a morte, in assenza di qualsivoglia prova che le esecuzioni prevengano il traffico di stupefacenti più efficacemente di altre sanzioni" - ha dichiarato Ann Harrison, vicedirettrice per il Medio Oriente e l'Africa del Nord di Amnesty International.
"I reati di droga costituiscono nettamente il principale motivo del profondo aumento delle esecuzioni in Iran negli ultimi 18 mesi. L'obiettivo finale è che l'Iran abolisca la pena di morte per tutti i reati, ma già impedire le esecuzioni per reati di droga, che tra l'altro violano il diritto internazionale, sarebbe un primo passo per ridurne notevolmente il numero" - ha aggiunto Harrison.
Intorno alla metà del 2010, Amnesty International ha iniziato a ricevere attendibili resoconti secondo i quali era cominciata una nuova ondata di esecuzioni per reati di droga. Questi resoconti mettevano in luce anche l'esecuzione segreta di massa di almeno 89 persone, avvenuta nella prigione Vakilabad di Mashhad, il 4 agosto 2010.
Le autorità iraniane hanno dichiarato ufficialmente 253 esecuzioni per l'anno 2010 (di cui 172 per reati di droga, quasi il 68 per cento del totale), ma secondo credibili informazioni in possesso di Amnesty International, vi sarebbero state altre 300 esecuzioni, la maggior parte delle quali sempre per reati di droga.
In quasi tutti i casi, le esecuzioni fanno seguito a processi gravemente iniqui e le famiglie e gli avvocati ricevono scarso preavviso, o addirittura vengono tenuti all'oscuro, sul fatto che la sentenza sta per essere eseguita. Le persone provenienti dai gruppi emarginati (tra cui i poveri, le minoranze etniche discriminate e gli stranieri, in particolare gli afgani) corrono il rischio maggiore di essere messe a morte per reati di droga.
Mohammad Jangali, 38 anni, guidatore di camion della minoranza Kouresunni (una piccola comunità di sunniti all'interno della minoranza azera, prevalentemente sciita), è stato messo a morte il 10 ottobre 2011. Nel 2008, il suo camion era stato bloccato nei pressi di Urmia e trovato pieno di droga. Si teme che sia stato costretto a firmare sotto tortura una "confessione" preparata dal ministero dell'Intelligence. La sua famiglia non ha più avuto notizie di lui fino a quando è stata avvisata dalla prigione che il parente sarebbe stato messo a morte entro otto ore e avrebbero dovuto sbrigarsi se volevano vederlo. Fino in punto di morte, Jangali ha giurato che ignorava che il suo camion trasportasse droga.
Amnesty International ritiene che vi siano 4000 cittadini afgani nei bracci della morte dell'Iran per reati di droga. Il trattamento riservato loro dal sistema giudiziario risulta essere particolarmente iniquo.
Alcuni cittadini afgani sarebbero stati messi a morte senza neanche un processo e avrebbero appreso del loro imminente destino dal personale del carcere.
Amnesty International continua a riceve notizie di esecuzioni per droga nei confronti di minorenni al momento del reato, sebbene le autorità iraniane neghino che ciò abbia ancora luogo.
L'Iran ha il quarto tasso di mortalità per droga del mondo, 91 persone su un milione di persone tra i 15 e i 64 anni, ed è uno dei principali paesi di transito delle rotte del traffico di stupefacenti. Negli ultimi anni, il paese ha ricevuto assistenza internazionale, da diversi paesi europei come dalle Nazioni Unite, per cercare di controllare l'ingresso della droga nel territorio.
L'Unione europea ha stanziato 9,5 milioni di euro in tre anni per un progetto, con base in Iran, destinato a rafforzare la cooperazione regionale antinarcotici. Al progetto prende parte la polizia federale della Germania, che collabora alla creazione di laboratori forensi nella regione.
L'Ufficio delle Nazioni Unite per la droga e il crimine (Unodc) ha fornito 22 milioni di dollari dal 2005 per favorire l'addestramento delle forze antinarcotici dell'Iran.
Belgio, Francia, Giappone e Irlanda avevano precedentemente contribuito a un programma dell'Unodc destinato ai cani antidroga. L'Unodc ha poi fornito dei kit per individuare la presenza di stupefacenti.
Danimarca, Germania e Norvegia si sono impegnate a finanziare i programmi Unodc per il periodo 2011- 2014 relativi alla cooperazione tecnica in materia di droga e criminalità in Iran.
Il programma della Nazioni Unite dovrebbe, in teoria, comprendere la promozione di riforme per allineare il sistema giudiziario iraniano agli standard internazionali. Tuttavia, in una visita effettuata quest'anno a luglio in Iran, il direttore esecutivo di Unodc si è complimentato per i programmi antinarcotici nel paese senza menzionare l'aumento delle esecuzioni per reati di droga.
"Tutti i paesi e le organizzazioni internazionali che aiutano le autorità iraniane ad arrestare più persone per reati di droga devono guardare in modo ampio al potenziale impatto della loro assistenza e a cosa è nelle loro possibilità per fermare l'ondata di esecuzioni. Non possono voltare lo sguardo mentre centinaia di persone povere vengono messe a morte ogni anno in assenza di un giusto processo e, in molti casi, apprendendo solo poche ore prima che di lì a poco moriranno" - ha concluso Harrison.