Quando il Governo Monti ottenne la fiducia del Parlamento non esitammo a prendere posizione ed augurare al nuovo Presidente del Consiglio ed ai Ministri un lavoro utile per il bene del Paese.
Le macerie lasciate dal precedente governo e l'immagine da tempo compromessa dell'Italia nel resto del mondo, richiedeva, come è stato, un profondo e radicale cambiamento nel modo e nello stile di governare nell'interesse del Paese.
Sappiamo che uscire dal tunnel della crisi economica non è facile.
Così come non è facile sconfiggere il debito ed il deficit pubblico e rilanciare la crescita economica, restituendo fiducia al popolo italiano.
Il Presidente della Repubblica ha promosso con imparzialità e correttezza istituzionale una linea che, sotto il profilo politico  e delle competenze professionali, potrà assicurare al Paese una guida capace per affrontare gli effetti della crisi.

Dunque, eravamo e siamo consapevoli che il nuovo governo  non poteva non agire sul terreno del contenimento della spesa pubblica e sul riequilibrio dei conti dello Stato.
Ma, nelle sue dichiarazioni programmatiche e nella presentazione della manovra economica, ha sempre definito il suo intervento duro, ma equo. Sul primo aggettivo non si può non rilevare che c'è stato e c'è un comportamento coerente.

Effettivamente, la manovra è dura e richiederà enormi sacrifici ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani precari e disoccupati. Inciderà sulla casa, sulle pensioni, sul funzionamento del sistema delle AA.LL. e, dunque, sui servizi sociali e socio-sanitari. Mentre sul piano dell'equità, possiamo dire, con estrema franchezza, che non ci siamo.

Non vi è una vera patrimoniale che doveva e deve fare pagare a chi ha di più il peso maggiore della crisi . Non c'è una tassazione sulle transazioni finanziarie ed i provvedimenti adottati sulla casa non colpiscono solo i grandi patrimoni immobiliari, ma anche il singolo proprietario che, nella maggior parte dei casi, non è benestante.
Non c'è un intervento deciso sulla lotta all'evasione fiscale e la tracciabilità dei pagamenti portata a 1.000 euro non è un segnale adeguato, visto che gli stessi imprenditori erano disponibili ad accettare una soglia più bassa.
L'aspetto più odioso di questa manovra è quello che colpisce i pensionati, ai quali sarà negato l'adeguamento della pensione al costo della vita.
Stiamo parlando di incrementi di pochi euro mensili che, anche se non difendono il potere di acquisto delle pensioni, rappresentano un segnale di attenzione e di rispetto verso una fascia sociale che, insieme ai giovani, subirà più degli altri gli effetti negativi della crisi.
Per fare cassa si potevano ridurre le spese militari ed essere più determinati nella lotta all'evasione fiscale, alla corruzione ed ai costi della politica.

Pertanto, ci permettiamo di dire al nuovo Presidente del Consiglio che così non va e che, per restituire fiducia ai cittadini, bisogna davvero cambiare rotta. Riequilibrando la manovra per far pagare finalmente a chi non paga evadendo le tasse e a chi ha pagato poco rispetto al patrimonio che possiede.

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