Diversi e articolati i giudizi delle associazioni della società civile sulla manovra finanziaria "Salva Italia" presentata ieri in Parlamento dal presidente del Consiglio Mario Monti.

Una manovra "durissima e necessaria, che può e deve essere resa più equa dallo sforzo congiunto delle forze politiche responsabili in Parlamento" - commenta il presidente delle Acli, Andrea Olivero. Secondo il presidente delle Acli, "non mancano elementi positivi nella manovra, a partire dalla chiarezza con la quale ci si rivolge all'Europa, mostrando il senso di responsabilità di un Paese che vuol fare la sua parte fino in fondo. Bene anche le misure a favore della crescita, come la completa deducibilità dell'Irap sul costo del lavoro". Olivero invita quindi il presidente del Consiglio: "Più coraggio è necessario sulla lotta all'evasione e sul capitolo costi della politica".

La parte più critica riguarda i sacrifici richiesti ai pensionati e alle famiglie. Per Olivero "sulla strada dell'equità si deve fare di più. Ed il Parlamento può fare ora la sua parte per correggere e migliorare alcuni aspetti della manovra". "Sul piano fiscale - sottolinea Olivero - appare particolarmente irragionevole e inaccettabile l'opposizione manifestata da alcuni verso l'introduzione di una robusta patrimoniale che potrebbe invece riequilibrare secondo giustizia il peso della manovra".

Più critico il commento del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL). "Il momento è difficile per il nostro Paese: siamo consapevoli che necessitano decisioni dolorose e impopolari, ma ci aspettavamo più coraggio contro le corporazioni e gli sprechi della politica e decisioni diverse sulla previdenza su cui pure, nei giorni scorsi, ci eravamo dichiarati d'accordo a verifiche e conseguenti provvedimenti" - ha dichiarato il Presidente del MCL, Carlo Costalli. "Il confronto e le verifiche con le organizzazioni sindacali non ci sono stati e questa è una scelta politica gravissima".

Per Costalli "mancano, inoltre, riforme strutturali per ridurre una struttura pubblica esorbitante e costosa, e soprattutto nel campo delle liberalizzazioni, delle professioni tutte e anche dei servizi pubblici locali. Nessun riferimento alla famiglia. Insomma sarebbe stata auspicabileuna lotta alle corporazioni e non ai lavoratori dipendenti e pensionati". "Seguiremo con attenzione il confronto nei prossimi giorni: consapevoli che necessita uno sforzo complessivo di solidarietà vera per portare fuori l'Italia dalle sabbie mobili"- conclude il Presidente del MCL.

Giudizio chiaramente negativo da parte della campagna Sbilanciamoci!. "Il nostro è un giudizio negativo. Ci aspettavamo una apertura maggiore, un cambiamento più radicale. E' una manovra che non assicura la crescita. Non ci sono politiche ispirate alla sostenibilità. Si tratta solo di grande rigore che verrà però pagato dalla povera gente" - ha commentato Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci!. Proprio ieri la campagna insieme alla Green European Foundation ha presentato a Roma davanti a Montecitorio "Un'economia verde per uscire dalla crisi", dieci proposte perché anche l'Italia possa dare centralità all'economia verde ed al contributo che essa può offrire per il superamento dell'attuale crisi economica. Tra le proposte figurano quelle per la lotta ai cambiamenti climatici alla mobilità sostenibile, dalle energie rinnovabili ad una politica industriale sostenibile, dalle piccole opere alla riduzione delle spese militari e alla giustizia fiscale, dal sostegno per l'altra economia ai diritti, la legalità e la libertà dei media.

"Lavoro, pensioni, tasse. La manovra si accanisce contro chi la crisi l'ha già pagata. E la aggrava. Grandi assenti: patrimoni ed evasione fiscale. C'era un'altra strada? Sì" - sostiene in un ampio e dettagliato commento su Sbilanciamoci.info Roberta Carlini. "Se nel complesso si può dire che una manovra restrittiva da 24 miliardi di questi tempi è una follia sacrificale, va anche aggiunto che c'è - c'era - modo e modo di farla. E tra i modi, il governo d'impegno nazionale ha scelto il più antico e trito, reggendosi sui vecchi pilastri: tagli alle pensioni presenti e future; aumento dell'imposta sui consumi; tasse sulla casa. Non si fa la rivoluzione col fisco, ci avvertono gli scienziati delle finanze: le tasse non possono ribaltare la distribuzione del reddito e della ricchezza che il mercato ha stabilito. E' vero. Ma anche senza rivoluzioni e ribaltamenti, possono ben distribuire il peso tra varie spalle. Il che non è successo con questa manovra: e se non succede ora, in piena emergenza e pieni poteri del governo, succederà mai?" - sottolinea Carlini.

E proprio sull'allargamento del divario nella distribuzione della ricchezza in Italia va segnalato il documento presentato ieri dall'OCSE, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, con un titolo alquanto significativo"Divided We Stand: Why Inequality Keeps Rising" (Perché la disuguaglianza continua a crescere). Il documento che dedica una sezione specifica al nostro Paese (in italiano in .pdf) dimostra come l'Italia è uno dei paesi industrializzati conla maggiore disuguaglianza dei redditi e dove negli ultimi decenni il divario tra ricchi e poveri è andato ampliandosi.

"La disuguaglianza dei redditi in Italia è superiore alla media dei Paesi OCSE. Nel 2008, il reddito medio del 10% più ricco degli italiani era di 49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero (4.877 euro) indicando un aumento della disuguaglianza rispetto al rapporto di 8 a 1 di metà degli anni Novanta" - spiega il rapporto. Nello specifico "la quota di reddito nazionale complessivo detenuta dall'1% più ricco è passata dal 7 al 10% negli ultimi venti anni. Allo stesso tempo, le aliquote marginali d'imposta sui redditi più alti si sono quasi dimezzate passando dal 72% nel 1981 al 43% nel 2010.

Il documento dell'OCSE segnala quindi che "la riforma delle politiche fiscali e previdenziali costituisce lo strumento più diretto per accrescere gli effetti redistributivi" ed invita le autorità competenti - a fronte di una quota crescente di reddito della popolazione con le retribuzioni più elevate - a "riesaminare il ruolo redistributivo della fiscalità onde assicurare che i soggetti più abbienti contribuiscano in giusta misura al pagamento degli oneri impositivi".

L'esatto contrario di quello che pare stia facendo Monti con la sua manovra. Non è ancora chiaro, infatti, quanto la manovra sarà in grado di abbassare il fatidico spread (divario) tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi; quel che è certo è che le misure annunciate dai "tecnici" del governo Monti non aiuteranno nell'immediato a colmare un altro divario di cruciale rilevanza sociale: quello tra i ricchi i poveri in Italia. [GB]

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