«La prima vera insostenibilità dell'Italia è che con il solo 57% di occupati ogni reddito deve servire a mantenere almeno tre persone: un adulto inoccupato, un minore e lo stesso percettore di reddito. In molti contesti familiari, quel reddito deve anche integrare la pensione dell'anziano, perché non più autosufficiente». 

Impegnate a Torino in seminario nazionale sul lavoro, le Acli rilanciano la questione critica del rapporto tra occupati e popolazione attiva. Il tasso di occupazione, ha confermato ieri l'Istat, è pari in Italia al 56,9%. In Germania è il 68%, in Francia il 65%, il Finlandia il 74%. Nel nostro Paese gli "inattivi" (né occupati, né disoccupati) sono quasi 15 milioni (37,8 della popolazione in età da lavoro, 15-64 anni).

 «Servono politiche attive del lavoro in grado di rilanciare l'occupazione giovanile e quella femminile» spiegano le Acli. «Se non si lavora sulla crescita per allargare la base occupazionale, l'Italia non potrà mai ridurre il suo debito pubblico, e il reddito dei lavoratori non sarà mai sufficiente a sostenere o rilanciare i consumi».

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