La Giornata mondiale contro l'AIDS ogni anno ammonisce tutti noi sulla necessità di tenere alta la guardia su questa epidemia causata dal virus HIV; un'epidemia che oramai, a torto, è avvolta di silenzio, mentre continua a mietere vittime in tutto il mondo. I dati di Unaids dicono che è calato il numero di contagi annuale e che quasi il 50% delle persone eleggibili per un trattamento ricevono le cure antiretrovirali. Tuttavia, il contagio di circa 2,4 milioni di persone all'anno è un dato da azzerare il prima possibile. AMREF, da sempre schierata dalla parte delle popolazioni africane più vulnerabili, vuole ricordare, grazie alla solida esperienza nella tutela della salute, l'importanza dell'impegno nella lotta all'AIDS a partire da programmi di informazione nelle scuole, nelle baraccopoli, nelle zone di guerra.
In Africa subsahariana (dove vivono il 75% dei 34 milioni di persone affette da HIV) la diffusione dell'epidemia è strettamente legata alla povertà, al contesto sociale, a pratiche tradizionali pericolose e alle condizioni ambientali in cui gran parte della popolazione vive. In tutti i suoi progetti AMREF cerca di contrastare cause ed effetti dell' AIDS coinvolgendo le comunità e, in primo luogo, le persone colpite dal virus Hiv. Il ruolo attivo dei sieropositivi nella lotta all'AIDS è infatti importante sia per convincere gli altri ammalati a sottoporsi ai test e alle terapie, sia per sconfiggere la discriminazione che accompagna i contagiati dal virus.
In particolare, l'impegno di AMREF (già attiva, da anni contro questa malattia, in Uganda, Etiopia, Kenya e Tanzania) si sta concentrando in Sudafrica, dove la popolazione ha una percentuale di contagio da HIV (Virus di Immunodeficienza Acquisita) tra le più elevate al mondo. La rapidità con cui il virus si diffonde è allarmante: il Sudafrica è il sesto paese al mondo per prevalenza dell'HIV.
Ogni giorno questo Paese registra 1.500 nuovi contagi e le fasce di popolazione più giovani sono seriamente a rischio contagio: il picco si registra infatti tra i 15 e i 24 anni, in particolare le ragazze sono esposte al virus in misura cinque volte maggiore rispetto ai coetanei maschi. Il 77% dei sudafricani affetti da HIV/AIDS è donna e le aree di maggiore concentrazione dei casi di contagio sono le baraccopoli, zone in cui sorgono baracche.
AMREF ha deciso di lavorare per la riduzione del contagio da HIV/AIDS tra i giovani sudafricani attraverso la promozione di comportamenti sessualmente responsabili e una maggiore accessibilità ai servizi sanitari e utilizza le "Health Academies" in collaborazione con Africaid's, nello slum di KwaZulu Natal.
PERCHE' LO SPORT E LE ACCADEMIE DELLA SALUTE
Attraverso lo sport, il progetto insegna a ragazzi e ragazze sudafricani ad affrontare la vita come fosse una partita di calcio. Parlare ai giovani di teorie, dati e percentuali non è efficace, non li fa sentire coinvolti, ecco perché il calcio, così amato e seguito da tutti i giovani africani, riesce a fare breccia: i giovani riflettono sull'importanza di avere un obiettivo nella vita e si impegnano a raggiungerlo.
Scendere in campo avendo bene in mente chi sia l'avversario e quale la strategia migliore per "fare gol" equivale a scegliere la salute e una vita piena: è così che gli adolescenti imparano a evitare i comportamenti a rischio, ad agire con consapevolezza e a proteggersi dal contagio, che in Sud Africa colpisce un ragazzo su 7.
Tra le attività previste dal progetto ci sono: cure mediche: vaccinazioni ed esami; Incremento dell'utilizzo dei servizi sanitari; servizi educativi: attività di formazione e di orientamento lavorativo, assistenza per il pagamento delle rette scolastiche, sostegno nello svolgimento delle attività scolastiche, supporto nell'inserimento dei bambini all'asilo, fornitura delle uniformi per andare a scuola, assistenza legale e tutela, in modo anonimo e gratuito, somministrazione di cure palliative, servizi psico-sociali.
Le attività progettuali contano sul prezioso supporto delle Health Academies, le Accademie della Salute, che coinvolgono i ragazzi beneficiari dell'intervento in maniera permanente: la scelta di denominare dei centri di cura "Accademia della Salute" è fatta per venire incontro ai ragazzi, per aiutarli a superare quel muro di diffidenza e imbarazzo che spesso si crea al solo sentire nominare il termine "clinica" o "ospedale". Presso le strutture si tengono i primi programmi di counselling individuale e si incoraggiano i giovani ad effettuare il test volontario per l'HIV /AIDS in modo anonimo e gratuito. In questa fase, più strettamente medico-sanitaria, il contributo di AMREF si fa determinante: da sempre l'organizzazione ha puntato tutto sull'educazione sanitaria e sulla formazione di personale medico e paramedico locale.
L'educazione e formazione dei ragazzi non passa solo attraverso un gioco universalmente amato, ma si avvale anche "dell'educazione tra pari": il progetto prevede la selezione di ragazzi e ragazze particolarmente motivati e carismatici affinché diventino loro stessi insegnanti efficaci per gli altri compagni. Salvaguardare la salute dei giovani è sinonimo di scelte lungimiranti e attente al bene delle comunità ed AMREF è da sempre schierata dalla parte delle popolazioni africane più vulnerabili ed ha una solida esperienza nella tutela della salute.