E' notizia di qualche giorno fa che la corte di Cassazione ha confermato il sequestro del cantiere del parcheggio che sarebbe dovuto sorgere a Genova sotto il parco storico dell'Acquasola. Riferisce bene l'accaduto il giornalista Marco Preve su La Repubblica:

«L´autosilos è incompatibile con il carattere storico del parco». Le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha confermato il sequestro del cantiere all´interno del parco dell´Acquasola sono uno schiaffo alle politiche anacronistiche di asservimento all´automobile ma anche un durissimo colpo - quasi rivoluzionario secondo alcuni giuristi - nei confronti del potere della giustizia amministrativa. Il sequestro era stato chiesto dal pm Francesco Cardona Albini e concesso dal gip Silvia Carpanini per violazioni al Codice dei Beni Culturali, perché la società Sistema Parcheggi avrebbe compromesso, con scavi e taglio degli alberi, l´integrità di un parco storico considerato «monumento vivente». Il diritto dei cittadini a godere di beni, come le aree verdi dei parchi storici, tutelati dal "Codice dei beni culturali e del paesaggio" varato nel 2004, secondo la Suprema Corte prevale sulle decisioni del Tar e del Consiglio di Stato che danno il via libera a cementificazioni - autorizzate dalle amministrazioni locali, come i Comuni - che danneggerebbero irreparabilmente tali beni senza migliorarne in alcun modo l´accesso e la fruibilità da parte della collettività. Va ricordato che due sentenze del Tar Liguria contrarie al progetto del park erano state ribaltate da altrettanti verdetti del Consiglio di Stato.
Con la sentenza 42065 della Terza sezione penale viene di fatto limitato considerevolmente il potere della giustizia amministrativa di sanare le decisioni prese dagli enti locali in pregiudizio della cittadinanza. L´udienza nella quale la Cassazione ha preso questa decisione si è svolta lo scorso 29 settembre. Ieri sono state depositate le motivazioni estese dal relatore Luigi Marini.
Il caso Acquasola secondo i giudici «è paradigmatico dei rapporti esistenti nel nostro Paese fra beni collettivi, diritti e interessi individuali, azione della pubblica amministrazione o, meglio delle pubbliche amministrazioni, e attribuzioni del giudice ordinario». Il bilanciamento tra interesse collettivo e quello privato, scrive Marini, «non è necessariamente esaurito dalle determinazioni delle amministrazioni pubbliche». «Interventi che incidono sulla conservazione e l´integrità del bene storico sono possibili, e dunque autorizzabili - avverte la sentenza - , esclusivamente qualora essi mirino a valorizzare o meglio utilizzare il bene protetto, anche mediante modifiche d´uso che ne salvaguardino, pur in una prospettiva di adeguamento al mutare delle esigenze, la natura e il valore». Ciò non sarebbe avvenuto in questo caso dove, sottolineano i magistrati si sono voluti «soddisfare beni e interessi diversi» e «contrapposti» a quelli che devono guidare la salvaguardia del Parco. L´inchiesta della procura intanto prosegue e potrebbe presto coinvolgere enti pubblici".

La sentenza sul caso genovese fa finalmente rispettare il Codice dei beni culturali e del paesaggio che vieta manomissioni di piazze e centri storici, come sicuramente devono essere considerati i parcheggi sotterranei che vanno da un lato a compromettere le fondazioni millenarie delle nostre piazze e parchi storici, e dall'altro abbozzano ricostruzioni caricaturali e anacronistiche. Una simile battaglia, come ben sanno i soci di Italia Nostra si è svolta per anni contro il parcheggio sotterraneo di piazza sant'Ambrogio a Milano (più di 600 posti macchina, di cui 250 a rotazione, per cinque piani). Ma a nulla è valsa l'azione penale intrapresa da Italia Nostra: l'esposto è infatti stato archiviato dal GIP che non ha ritenuto che il sottosuolo della piazza (dove fra l'altro si trova il cimitero dei martiri che nei secoli si è sviluppato intorno alla Basilica di sant'Ambrogio) fosse una parte costituiva della piazza da sottoporre a tutela. La campagna di Italia Nostra e del comitato dei cittadini continua, ma le ruspe avanzano. Uno scempio che ora chiama in causa anche la nuova amministrazione comunale milanese che non ha nemmeno voluto ricevere i rappresentanti degli ottocento firmatari dell'appello "fermiamo il parcheggio di Sant'Ambrogio".

Luca Carra
Consigliere Nazionale di Italia Nostra

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