Per salvare l'Italia dalla crisi e dal dissesto provocato da uno sviluppo dissennato serve un investimento grande sui beni comuni, sulla cultura e sulla democrazia. E solo la partecipazione può ridare dignità e valore a una politica nuova, capace di portare il paese fuori dal disastro. Tutto questo è possibile. Lo dimostrano scelte come quella del Comune di Napoli per la ripubblicizzazione dell'acqua. Lo dicono le buone pratiche che coniugano riconversione ecologica, lavoro, ricerca, cultura e partecipazione. Non è obbligatorio sanare i conti pubblici privatizzando, svendendo il patrimonio nazionale, tagliando diritti e lavoro, mettendo a rischio società e territori. E' vero piuttosto il contrario: il disegno della società sostenibile è dettagliato e credibile. Non si scontra con i limiti imposti dalla crisi globale ma al contrario offre una via maestra per uscirne tutti vivi, vegeti e più felici. Crea lavoro, tanto lavoro, produce benessere e socialità. Ciascuno può portare a questo grande mare del cambiamento la sua goccia d'acqua. Milioni di cittadini sono impegnati direttamente a cambiare modelli e stili di vita, per vivere meglio e consegnare ai fi gli un mondo vivibile. Sono migliaia i circoli dell'Arci impegnati in buone pratiche di sostenibilità ambientale, sociale, culturale, democratica. Anche noi ci opponiamo a qualsiasi tentativo di cancellazione dell'esito referendario, contro la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali e dei beni comuni. Il popolo italiano ha votato per l'acqua pubblica, la volontà popolare va rispettata ed attuata. Il 28 novembre a Durban si aprirà la Conferenza Onu che dovrà tentare di fermare il riscaldamento climatico. Anche la manifestazione del 26 novembre è un bel modo per fare la nostra parte nella mobilitazione globale tesa a salvare il pianeta: con un'altra economia e un'altra società, con più partecipazione e più democrazia.

Per info e adesioni scrivere a segreteria@acquabenecomune.org

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