L'Italia è sotto la lente ONU. Il 6 ottobre 2011, il Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza ha pubblicato un rapporto a specifico indirizzo dell'Italia. Il documento contiene numerose raccomandazioni ad attuare misure più favorevoli ai diritti dei bambini.
Riportando alla lettera quanto il rapporto dice, a proposito di Enti Autorizzati all'adozione internazionale, il Comitato ONU è preoccupato di come, nonostante le misure adottate, il numero di Enti italiani autorizzati per l'adozione internazionale sia troppogrande.
In conformità con la Convenzione de L'Aja e con l'articolo 21 della Convenzione di New York sui Diritti dell'Infanzia, il Comitato ONU raccomanda testualmente all'Italia di «assicurare un monitoraggio effettivo e sistematico di tutti gli enti autorizzati e assicurare che, dai procedimenti adottivi, non derivi alcun lucro».
Le preoccupazioni del Comitato sull'eccessivo numero di enti appaiono giustificate: a paragone con i grandi Stati d'Europa, l'Italia è il paese con il maggior numero di enti, avendone autorizzati 66. Francia, Germania e Regno Unito ne hanno autorizzati molti di meno (la Francia 34, la Germania 12, il Regno Unito 10).
Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Amici dei Bambini, commenta così la notizia del comunicato: «Non è la prima volta che Ai.Bi. denuncia il caso-Italia. Con così tante autorizzazioni, è difficile controllare l'operato degli Enti. Già da anni sosteniamo che la giungla composta dall'eccessivo numero di Enti Autorizzati è conseguenza di un errore della legge riformatrice, la 476 del 1998, perché con la riforma sono stati troppo alleggeriti i requisiti perdiventare Ente Autorizzato».
«Con la 476 - continua il Presidente Griffini - sono stati eliminati gli stringenti obblighi che prima chiedevano all'Ente Autorizzato di dotarsi della qualifica di Ente Morale». Oggi è infatti sufficiente essere ente non necessariamente riconosciuto come persona giuridica. È urgente una riforma normativa in cinque obiettivi:
1. reintroduzione della qualifica di Ente morale, poiché solo il riconoscimento come persona giuridica può garantirne la trasparenza;
2. introduzione dell'obbligo di apertura di sedi operative presso ciascuna Regione italiana in cui l'Ente lavora: la regionalizzazione è necessaria a radicare l'Ente al territorio delle famiglie adottanti;
3. introduzione dell'obbligo di impiegare presso le sedi estere personale stabile e stipendiato con fisso mensile (divieto di pagamento a cottimo sulla base degli iter adottivi conclusi);
4. introduzione dell'obbligo della certifica annuale dei bilanci;
5. reintroduzione di controlli sistematicamentecadenzati da parte della CAI in luogo delle verifiche genericamente periodiche, come garanzia di monitoraggio costante.
Ai.Bi. lancia un referendum e si rivolge ai lettori: secondo voi ha ragione il Comitato ONU? Gli Enti Autorizzati Italiani sono troppi?
Per partecipare al referendum vai alla pagina:
http://www.aibi.it/ita/adozioni-internazionali-comitato-diritti-onu-italia-troppi-gli-enti-autorizzati-e-fuori-controllo/