Supera quota 60.000 il numero degli afghani che finora quest'anno hanno fatto ritorno nel proprio paese - soprattutto da Pakistan e Iran, ma anche da altri paesi - nell'ambito dell'operazione di rimpatrio volontario dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Di loro 43.000 sono rientrati dal Pakistan e oltre 17.000 dall'Iran. 
 
Per ciò che riguarda il Pakistan, il numero dei rimpatri è del 59% inferiore rispetto a quello dello stesso periodo dello scorso anno, quando gli afghani rimpatriati dal paese del subcontinente indiano erano 103.000. La mancanza di opportunità di sostentamento e di alloggi, unita all'insicurezza, sono le cause principali alla base di questa tendenza. La maggior parte dei rifugiati afghani vive nelle province pakistane di Khyber Pakhtunkhwa e del Belucistan ed è originaria di aree dell'Afghanistan ancora insicure nelle quali lo sviluppo è stato limitato. 
 
Il Pakistan attualmente ospita 1,7 milioni di rifugiati afghani, molti dei quali vivono in esilio da oltre un quarto di secolo. La metà di questa popolazione è addirittura nata in esilio e in Afghanistan non possiede niente. 
 
È invece raddoppiato il numero dei rimpatri dall'Iran rispetto allo scorso anno, quando circa 7.500 afghani furono assistiti per far ritorno nel proprio paese. L'incremento sembra dovuto principalmente a pressioni di carattere economico e alla cessazione - da parte del governo di Teheran - dell'emissione dei sussidi relativi a beni e servizi di prima necessità. 
 
Nel 2011 le province afghane nelle quali si è verificato il maggior numero di rimpatri sono state quelle di Kabul (26%), Nangarhar (14%), Herat (8%), Kunduz (8%) e Kandahar, Laghman, Balkh, Baghlan e Paktya (ciascuna con il 4% del totale).
 
Dal marzo 2002 l'UNHCR e la sua controparte governativa hanno assistito 4,6 milioni di afghani nel rimpatrio da Pakistan e Iran. La maggior parte di loro ha fatto ritorno in quattro province: Kabul (26%), Nangarhar (20%), Kunduz (6%) e Baghlan (5%). Se si includono anche coloro che sono rientrati in patria al di fuori dei programmi dell'UNHCR, il numero dei rifugiati afghani rimpatriati da Pakistan e Iran sale a 5,7milioni, quasi un quarto della popolazione complessiva del paese. 
 
Lanciata nel 2002, l'operazione di rimpatrio volontario UNHCR è al suo decimo anno. Nell'ambito del programma, i rifugiati che rimpatriano ricevono in media 150 dollari USA a persona, somma necessaria a coprire le spese per il trasporto nelle aree d'origine e i costi iniziali della reintegrazione. 
 
Nonostante i perduranti problemi di sicurezza in diverse aree del paese, i difficili sviluppi e le necessità economiche, i rifugiati afghani continuano a tornare numerosi nel proprio paese. Il governo di Kabul e i suoi partner sono impegnati nel tentativo di garantire una reintegrazione sostenibile. 
 
Secondo quanto emerge dai primi risultati di una rilevazione istantanea sulle singole comunità - lanciata di recente dall'UNHCR e dal Ministero afghano per i rifugiati e il rimpatrio - circa il 40% degli afghani rimpatriati non può ancora considerarsi reintegrato appieno nella propria comunità d'origine. 
 
La capacità del paese di riassorbire i rimpatriati è ancora limitata. Alcune famiglie rientrate quest'anno avranno quindi bisogno di ulteriore assistenza per passare l'inverno. Molti altri non hanno terra, alloggi, scuole e assistenza medica. C'è bisogno di opportunità di lavoro affinché le famiglie possano rendersi autosufficienti. 
 
Attualmente nella regione sono presenti ancora quasi 3 milioni di rifugiati afghani registrati, dei quali 1,7 milioni in Pakistan e circa 1 milione in Iran. L'UNHCR rivolge un appello alla comunità internazionale affinché garantisca sostegno per aiutare i rifugiati a ristabilirsi nel proprio paese d'origine. L'UNHCR  è attualmente impegnato - insieme ai governi di Afghanistan, Pakistan e Iran - nella stesura di una strategia pluriennale (2012-2014) mirata a perseguire soluzioni per i rifugiati afghani. Il documento sarà sottoposto all'approvazione della comunità internazionale nel corso di una conferenza degli stakeholder all'inizio del prossimo anno. 


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