NAIROBI - Bussola, analisi spettrale, clinometro. Questi sono solo alcuni degli strumenti che Amos Mwea, informatico dell'ufficio del WFP in Somalia, ha dovuto portare con sé al porto di Mogadiscio, dove ha installato il VSAT, l'antenna satellitare del WFP. Sembra facile, per tutti noi, accendere un computer o alzare il telefono e parlare con chi è lontano. Eppure, non saremmo in grado di farlo, se non ci fossero persone come Amos che rendono possibile tutto questo.

Aspettando un convoglio

Una volta ottenute tutte le autorizzazioni di sicurezza, Amos arriva a Mogadiscio a metà settembre. Il più grande ostacolo che incontra, subito, è quello comune a tutti gli operatori umanitari del WFP a Mogadiscio: aspettare che un convoglio della Missione dell'Unione Africana in Somailia (AMISOM) sia disponibile per portarti dove devi andare.

Quindi, nel frattempo, lavorando dal suo "nuovo ufficio", una cabina portatile in un bed and breakfast dove soggiornano alcuni membri dello staff, Amos trova su Google Earth le coordinate del luogo in cui l'antenna deve essere installata per assicurarsi che avrebbero funzionato con il satellite scelto. Amos controlla l'area di copertura ed è soddisfatto della ricezione del segnale.

Quattro giorni dopo, un convoglio è stato organizzato. Amos indossa il giubbotto antiproiettile, si arrampica sul veicolo blindato che, per 20 minuti, percorre le strade piene di buche di Mogadiscio.

"Ho la sensazione che possa succedere qualsiasi cosa, qui", dice Amos. "Guardavo fuori dal convoglio per controllare che nessuno avesse una pistola o un lanciarazzi puntato suo di noi, ma mi sono sentito al sicuro, mi sono sentito protetto."

L'installazione del VSAT

Una volta arrivati sani e salvi, Amos sistema i suoi vari strumenti di lavoro che dovrà usare per le 4 ore che gli sono state concesse per operare. Dopo aver controllato la traiettoria dell'antenna parabolica, Amos dà ad alcuni operai locali l'incarico di preparare quella che sarà la base per l'antenna.

"Ho scoperto che i somali sono dei grandi lavoratori", dice Amos. "Ho chiesto loro di fare una cosa, e dato che non parlo la loro lingua, l'ho disegnata. E loro l'hanno fatta."

La base era un barile riempito di cemento, in grado di sostenere 250 chili di attrezzatura e di venire spostato se necessario (non si sa mai, a Mogadiscio).

Tornato in ufficio, Amos tira fuori i suoi attrezzi e passa i giorni successivi ad analizzare il diagramma della rete, programmare il modem ed effettuare altri accertamenti.

Tuttavia, passano diversi giorni prima che un altro convoglio giunga al porto. Dopo sei giorni, Amos indossa nuovamente il giubbotto antiproiettile, sale sul veicolo blindato e si dirige di nuovo al porto.

Troppi viaggi avanti e indietro

Sono in quattro a sollevare il pesante sostegno dell'antenna, tenendolo sospeso mentre Amos controlla che sia in asse. Poi viene fissato e il piatto gigante dell'antenna è sistemato in cima. Il tempo è scaduto. Riappare il convoglio per riportare Amos indietro.

Il convoglio successivo arriva quattro giorni dopo. Questa volta Amos dispone il cavo per l'ufficio e posiziona modem, router e prese elettriche negli uffici.

Tre giorni dopo, Amos torna al porto, esegue gli ultimi controlli relativi al segnale, e finisce di sistemare il cavo e il piatto dell'antenna.

E' giovedì. La prossima opportunità, per Amos, di tornare al porto potrebbe essere lunedì prossimo, convoglio permettendo. Così, mentre scriviamo questo articolo, il lavoro di Amos non è ancora concluso. Deve ancora connettere il piatto, allinearlo a quel fondamentale pezzo di metallo sospeso nell'atmosfera, regolare il modem, connetterlo alla rete per i computer e i telefoni, e assicurarsi che il tutto funzioni.

Un lavoro per cui normalmente si impiegherebbero cinque giorni, ha già subito un ritardo di 13 giorni e ne subirà altri, considerando il fatto che mancano ancora almeno altri due viaggi da fare verso il porto per completare il lavoro. Ma la frustrazione è estranea ad Amos.

"Devi essere come Usain Bolt"

"Devi essere come Usain Bolt", dice. "Devi esssere il più veloce possibile quando te ne viene data l'opportunità. È una gara contro il tempo."

Ma è una gara cui vale la pena partecipare. Quando sarà finita, tutti gli operatori umanitari del WFP di Mogadiscio, ovunque siano i loro uffici, avranno accesso ad una rete sicura e avranno l'opportunità di utilizzare un software che prima non avevano.

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