La massiccia risposta internazionale alla crisi nel Corno d'Africa ha già mostrato alcuni risultati positivi, ma c'è ancora tanto altro da fare per salvare centinaia di migliaia di bambini che rischiano di morire per malnutrizione e malattie.
A tre mesi dalla dichiarazione dello stato di carestia in alcune parti della Somalia, l'UNICEF presenta il rapporto "Risposta all'emergenza nel Corno d'Africa" in cui vengono sottolineati alcuni importanti risultati raggiunti:
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Quasi 10.000 tonnellate di aiuti salva-vita dell'UNICEF sono stati distribuiti nel Corno d'Africa
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108.000 bambini gravemente malnutriti sono stati curati nei centri nutrizionali
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1,2 milioni di bambini sono stati vaccinati contro il morbillo
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2,2 milioni di persone hanno avuto accesso all' acqua potabile
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48.000 bambini hanno potuto frequentare gli "Spazi a misura di bambino" o altri ambienti protetti
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nella Somalia centrale e meridionale, dove l'accesso alle agenzie umanitarie è limitato, l'UNICEF è stato in grado di raggiungere 350.000 persone con alimenti supplementari e circa 30.000 famiglie con pasti cucinati mentre erano in viaggio verso i campi profughi in Kenya e in Etiopia.
«Abbiamo salvato molti bambini in Somalia, nei campi profughi dei paesi vicini, e in altre regioni di Kenya, Etiopia e Gibuti colpite da una siccità così prolungata, dall'aumento dei prezzi dei generi alimentari e dai conflitti» ha detto Elhadj As Sy, Direttore regionale dell'UNICEF per l'Africa orientale e meridionale, presentando il rapporto.
A causa della gravità della crisi umanitaria, dobbiamo intensificare la nostra risposta immediata e allo stesso tempo gettare le basi per uno sviluppo a lungo termine per evitare che una catastrofe di queste dimensioni possa accadere nuovamente».
Le dimensioni della crisi
Circa 13,3 milioni di persone hanno bisogno di assistenza. Più di 450.000 somali sono fuggiti nei campi profughi attorno a Dadaab, nel Nord-est del Kenya, 100.000 solo dal mese di giugno.
Altri 183.000 somali sono fuggiti in Etiopia, tra cui più di 120.000 nei campi profughi di Dollo Ado. Altri 20.000 si sono rifugiati a Gibuti.
Migliaia di bambini sono già morti e più di 320.000 - la metà in Somalia centrale e meridionale - sono così gravemente malnutriti che rischiano di morire nei prossimi mesi se le operazioni di soccorso non saranno rapidamente intensificate.
«Abbiamo bisogno di più fondi per incrementare i nostri interventi nell'ambito di salute, nutrizione, sicurezza alimentare, acqua e igiene, istruzione e protezione dei minori, e per creare un futuro migliore per i bambini del Corno d'Africa» ha proseguito il Direttore regionale dell'UNICEF.
La stagione delle piogge tra speranze e minacce
Le previsioni sulle piogge di ottobre-dicembre indicano che la sicurezza alimentare può migliorare in Kenya e in Etiopia, dove recentemente ha cominciato a piovere.
Ma l'esperienza dimostra che le piogge stagionali, dopo una prolungata siccità, aumentano il rischio di inondazioni e di epidemie di malattie mortali come il colera, la malaria e la polmonite.
Nella Somalia centrale e meridionale, invece, la situazione è destinata a peggiorare decisamente se gli aiuti umanitari non aumenteranno rapidamente e in modo significativo.
«Dobbiamo fare un ulteriore sforzo per raggiungere tutti i bambini e le loro famiglie che necessitano del nostro aiuto. La crisi è tutt'altro che finita, e sicuramente continuerà anche nel 2012», ha concluso il responsabile dell'UNICEF. «Una cosa è certa: con il sostegno costante da parte di donatori e partner, i nostri sforzi congiunti di salvare vite, distribuire aiuti e insegnare regole igienico-sanitarie di base, faranno la differenza».