Roma, 18 ottobre 2011 - Dopo ilrapimento di due operatrici umanitarie di Medici Senza Frontiere (MSF)a Dadaab, in Kenya, il 13 ottobre scorso, l'organizzazione medica internazionalenon ha informazioni verificabili né sull'identità né sulle motivazioni dei rapitori. MSF si dissocia fermamente da qualsiasi attivitàarmata e anche dalle relative dichiarazioni seguite al rapimento. MSFè attivamente impegnata con tutti gli attori interessati al fine di ricercareuna soluzione positiva del rapimento.

Data la loro estrema complessità, i rapimentidevono essere trattati con la massima attenzione, pertanto MSF è moltopreoccupata perché l'uso della forza potrebbe compromettere la sicurezzae la risoluzione di questo caso.

"MSF è attualmente impegnata con tutti gli attori coinvolti alfine di cercare il rilascio sicuro e rapido delle nostre colleghe; qualsiasiuso della forza potrebbe mettere in pericolo questo obiettivo",dichiara José Antonio Bastos, Presidente della sezione spagnola di MSF."Prendiamo fortemente le distanze da ogni attività militare o armata,così come dalle dichiarazioni o presunzioni di responsabilità relativea questo caso".

MSF continua a fornire assistenza alle persone colpite dall'attualecrisi in Somalia, Kenya, Etiopia e Gibuti, nonostante l'elevata insicurezzadel contesto. Come conseguenza dell'attacco, MSF ha sospeso temporaneamentele attività nel campo di Ifo2 a Dadaab, dove il sequestro è avvenuto. Questeattività includono servizi di assistenza sanitaria di base in due strutturesanitarie e cliniche mobili, attività nell'ambito della salute riproduttivae delle cure prenatali, programmi di vaccinazione di routine e un serviziodi trasferimento dei pazienti ad altre strutture per ricevere assistenzasanitaria secondaria.


Nel campo Dagahley, MSF ha assicurato lacontinuazione delle attività mediche salvavita all'interno dell'ospedalecon una capacità di oltre 243 posti letto, curando circa 200 pazienti nelreparto nutrizionale terapeutico. Ciononostante, le attività all'internodi cinque strutture sanitarie sono state momentaneamente sospese e le équipemediche sono ferme, pronte a riprendere tutte le attività appena le condizionidi sicurezza lo consentiranno. Anche parte del programma nutrizionale,che aveva in cura 15.000 persone, è stato sospeso.

MSF lavora in Somalia dal 1991 e attualmenteporta avanti 13 progetti nel paese, incluse attività mediche per l'emergenzain corso, campagne di vaccinazioni e interventi nutrizionali. Nellosvolgimento delle proprie attività, MSF mantiene un dialogo costante congli attori chiave sul terreno. A Dadaab, in Kenya, MSF ha ripreso le attivitànel 2009 e, inoltre, assiste i rifugiati somali nei campi di Dolo Ado inEtiopia.

"Siamo profondamente preoccupati dellasorte delle nostre due colleghe. MSF mantiene il proprio impegno per continuarea fornire assistenza medica alla popolazione somala dentro e fuori la Somalia,ma i livelli di assistenza sono stati fortemente colpiti da questi attacchi.Ciò è estremamente allarmante", conclude Bastos.

Medici Senza Frontiere  è la più grande organizzazione medico-umanitariaindipendente al mondo. Nel 1999 è stata insignita del Premio Nobel perla Pace. Opera in oltre 60 paesi portando assistenza alle vittime di guerre,catastrofi ed epidemie.
www.medicisenzafrontiere.it
 

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