Una serie di rivolte popolari ha coinvolto molti paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Sono caduti regimi (Tunisia ed Egitto) e si sono innescati processi di democratizzazione, ma anche guerre per la democrazia (Libia, Siria?) ed esodi massicci in Africa, Medio Oriente ed Europa.
Per quanto riguarda il Nord Africa resta critica soprattutto la situazione in Libia, dove non cessa l'attività bellica. Gli scontri si concentrano ora Sebha, Sirte, Bani Walid e Ghadamis, nel sud del Paese, con le truppe del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) che tentano la stoccata finale, tentando di catturare Gheddafi. Ma all'interno dello stesso CNT è in atto quella che sembra ormai una Guerra Fredda tra islamisti e moderati, che non riescono ad accordarsi sulla creazione di un nuovo governo, lasciando il futuro Libico in stallo con tutti i rischi che derivano dal vuoto di potere.
Ma la situazione non è serena nemmeno in Egitto ed in Tunisia, dove non si è scatenata una guerra civile ma la strada per la democrazia e l'equa distribuzione delle risorse è ancora lunga ed incerta. Al tempo stesso destano preoccupazione il Marocco ma soprattutto L'Algeria, che sono riusciti a scongiurare per il momento le rivolte di piazza ma dove la tensione sociale a causa della povertà diffusa e delle sperequazioni aumenta sempre di più.
Da questo Nord Africa in ebollizione, dalla Libia martoriata e dalla Tunisia confusa, a fasi alterne proseguono le partenze di quanti riescono a fuggire e cercano di arrivare in Italia, sognando un futuro migliore. Sia per chi resta, sia per chi parte, i rischi sono enormi: continuano a morire in mare quanti fuggono verso l'Europa e continuano a morire tanti civili che restano in Libia.
Il Santo Padre più volte ha rinnovato «un pressante appello perché la via del negoziato e del dialogo prevalga su quella della violenza». Anche la Cei si è unita all'appello del Papa e Caritas Italiana si è attivata per sostenere le diocesi coinvolte, in Italia e in Africa, lanciando anche una
raccolta di fondi.