Londra, 24 luglio 2006 - La guerra e le violenze che da quasi un decennio sconvolgono la Repubblica Democratica del Congo hanno finora ucciso, ogni sei mesi, più persone che non lo tsunami del 2004 nell'Oceano Indiano. Le stime a disposizione indicano un totale d'oltre 4 milioni di morti, benché alcuni esperti sostengano che il bilancio sia in realtà molto più alto. Nel rapporto 'Allarme infanzia: Repubblica Democratica del Congo', presentato oggi a Londra, l'UNICEF indica nei bambini le principali vittime che contraddistinguono quella che, se pur spesso dimenticata, si presenta nel cuore dell'Africa come una delle più micidiali crisi umanitarie al mondo.
Il rapporto 'Allarme infanzia: Repubblica Democratica del Congo', redatto dall'Goodwill Ambassador dell'UNICEF Gran Bretagna per le emergenze umanitarie Martin Bell - per anni corrispondente di guerra della BBC - descrive gli effetti del conflitto sui bambini e le loro famiglie, mentre eserciti e milizie imperversano per gran parte del Congo orientale. Come risultato diretto o indiretto del conflitto, nella Repubblica Democratica del Congo ogni giorno muoiono 1.200 persone, la metà dei quali sono bambini. Molte decine di migliaia di persone sono morte a causa delle violenze, ma il bilancio di vittime è stato in gran parte determinato da malattie e malnutrizione, dal momento che i combattimenti costringono i civili ad abbandonare le proprie case e l'instabilità impedisce loro l'accesso agli aiuti e ai servizi sanitari di base.
Il Rappresentante dell'UNICEF nella Repubblica Democratica del Congo Tony Bloomberg ha raggiunto a Londra Martin Bell per il lancio del rapporto, a pochi giorni dalle prime elezioni libere in più di 40 anni, in programma per il prossimo 30 luglio.
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