Lo "tsunami demografico" paventato dallo Svimez per il Sud Italia - con un giovane su quattro destinato ad emigrare nei prossimi anni - rappresenta «un danno insostenibile per l'economia e le famiglie del Mezzogiorno». Ad affermarlo è il responsabile delle Acli per il Mezzogiorno Gianluca Budano, presidente delle Acli pugliesi. «I dati del Rapporto Svimez purtroppo non ci meravigliano - spiega Budano -, anzi confermano le preoccupazioni da anni manifestate e l'idea che i problemi del Paese, simili lungo tutto lo Stivale, si ripercuotono con intensità sempre maggiore nel Mezzogiorno. La forte emigrazione di giovani cervelli verso l'estero o il Nord Italia procura un danno insostenibile all'economia del mezzogiorno e prima ancora alle famiglie, che nella formazione dei figli hanno investito le proprie risorse e assistono alla beffa di vedere i benefici dei loro investimenti ripercuotersi in territori diversi da quelli d'origine». Il tema della formazione è «cruciale», secondo le Acli, che richiamano i dati Istat sui giovani "neet" (not in education, employment, or training) - fuori da lavoro, studio o formazione - che risiedono per il 58% nel Mezzogiorno, il 30% della popolazione tra i 15 e i 29 anni. Per Budano: «Occorre pensare a politiche di formazione professionale mirate, non estemporanee, fortemente legate al territorio e ai suoi specifici bisogni formativi e occupazionali. Nella stessa ottica va vista la riforma del sistema di collocamento dei lavoratori, che oggi riesce ad occupare nel Sud solo 3,9% dei giovani tra i 15 e i 34 anni, contro il 7,9% del Centro e il 10,9% del Nord. Affidare la gestione di questi servizi ad un sistema pubblico-privato sociale può essere una strada». |