«Negli scontri di Lampedusa registriamo purtroppo il continuo fallimento di una politica di gestione degli sbarchi e dell'accoglienza, che produce conflitti tra la popolazione residente e gli stranieri». Così commenta i fatti degli ultimi giorni nell'isola siciliana, il responsabile dell'area Immigrazione delle Acli, Antonio Russo.  
Il centro di accoglienza di Lampedusa dato alle fiamme, scontri per le strade tra immigrati, cittadini e forze dell'ordine, decine di feriti, fermi e - come annuncia il ministero degli Interni - trasferimenti e rimpatri per molti: questa in estrema sintesi la cronaca degli eventi, ancora in divenire.

Nelle scorse settimane, le Acli e le organizzazioni umanitarie presenti sull'isola avevano denunciato il sovraffollamento all'interno del Centro di Primo Soccorso e Accoglienza: «Il clima di tensione - continua Russo - e l'attesa per molti di un inesorabile rientro coatto, hanno certamente determinato la reazione degli immigrati. Pur condannando fortemente gli atti di violenza di cui si sono resi protagonisti alcuni ospiti del Centro, si rende ora necessario procedere con urgenza al trasferimento degli immigrati nei centri di accoglienza già attivi nelle altre Regioni italiane e diffusi sul territorio nazionale. Ripristinare la legalità sull'isola per consentire ai Lampedusani un ritorno alla normalità e assicurare ai migranti il diritto al riconoscimento all'asilo politico, a programmi di protezione internazionale o al rientro nei Paesi d'origine, è l'unica soluzione possibile per superare la difficile situazione d'impasse».

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