Quanto sta succedendo in queste ore a Lampedusa è l'epilogo di una situazione portata all'esasperazione dalla latitanza di un governo che non ha voluto assumersi le responsabilità che gli competono.
Potremmo dire "l'avevamo detto"! Sono infatti settimane che si susseguono gli appelli delle associazioni che assistono i migranti a procedere con urgenza al loro trasferimento nei centri di accoglienza diffusi sul territorio nazionale. Si è scelto invece di tenerli ammassati per giorni e giorni nel cspa (centro di soccorso e prima accoglienza) di Lampedusa, assolutamente inadeguato ai lunghi trattenimenti (peraltro illegittimi, come abbiamo sempre denunciato) alimentando frustrazione e rabbia.
Che ormai ci fosse un clima di tensione prossima ad esplodere era noto e tuttavia non si è intervenuti, in attesa di ricorrere a quei rimpatri di massa che le convenzioni vietano e che il ministro Maroni si ostina a voler perseguire, nonostante il governo tunisino li abbia fermati ricordando che l'accordo sottoscritto con l'Italia prevede rientri scaglionati. Ed è stata proprio la consapevolezza del rischio di venire immediatamente rimpatriati che ha trasformato la rabbia in protesta.
Adesso la priorità è fermare immediatamente le violenze e ristabilire una situazione di sicurezza per tutti, profughi, lampedusani e operatori umanitari. Deve cessare la ?guerra' ai migranti, che esaspera gli animi e crea un clima di terrore che può sfociare in incidenti ancora più gravi.
Perché ciò si determini è però indispensabile che il governo dia segnali precisi di voler intervenire per risolvere la situazione nell'unico modo sensato, inviando i mezzi di trasporto necessari per procedere all'evacuazione dei migranti dall'isola verso strutture adeguate all'accoglienza.