I brevetti, la cui proprietà continua a concentrarsi tra Europa e Usa, assorbono la maggior parte del valore aggiunto dei prodotti e questo significa che molti Paesi in via di sviluppo non trarranno beneficio dall'entrata nel commercio internazionale: Così la "Campagna SBLOCCHIAMOLI: Cibo, salute e saperi senza brevetti", commenta i dati emersi dallo studio realizzato dalla Wto/Omc (Organizzazione Mondiale del Commercio) e presentato questa mattina nell'ambito dell'annuale forum dell'organizzazione aperto al pubblico.
Secondo lo studio, il 51% del valore aggiunto di un telefonino realizzato in Cina lo incassano imprese europee, il 28% gli Stati Uniti, il 15% Paesi asiatici vari. Solo circa il 2% del prezzo, va a retribuire davvero chi lo ''produce'', ovvero la manifattura, mentre il resto del valore aggiunto va in brevetti, strumenti finanziari e passaggi commerciali. ''Made in Italy'' e ''Made in China'' dovrebbero in realtà essere definiti come ''Made in the World'.
"In questo modo i brevetti comprimono la remunerazione del lavoro e - poiché la maggior parte dei brevetti vengono registrati da pochi paesi sviluppati - significa che questi mettono le mani in tasca a produttori e lavoratori", afferma Monica Di Sisto, responsabile advocacy della Campagna SBLOCCHIAMOLI, presente al Public Forum della Wto a Ginevra.
"La nostra preoccupazione è maggiore - continua Di Sisto - dopo che questa mattina il Direttore Generale dell'Omc Pascal Lamy ha dichiarato che il Doha Round - l'attuale negoziato commerciale per una ulteriore liberalizzazione degli scambi internazionali - potrebbe sbloccarsi portando a compimento soltanto alcuni capitoli, e non tutti gli argomenti in corso, come invece prevedono le procedure adottate fino ad oggi".
"E' chiaro - conclude - che così il negoziato sarà più sbilanciato, favorendo i paesi con maggior potere negoziale, a scapito di altri che non rappresentano mercati interessanti per le liberalizzazioni".
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SBLOCCHIAMOLI: Cibo, salute e saperi senza brevetti"www.sblocchiamoli.org