Il mondo del volontariato e del cooperativismo sociale ha risposto all'appello di Giuseppe Castelvecchio, presidente del Forum lodigiano del terzo settore. Ieri erano rappresentate un centinaio di associazioni e cooperative, assieme a una ventina di amministrazioni comunali, al convegno organizzato presso il centro giovanile San Fereolo per discutere della legge 328 del 2000, che definisce il nuovo quadro del sistema dei servizi sociali a partire dal prossimo anno. Soddisfatto Casimiro Carniti, segretario provinciale dell'Avis: nel ruolo di moderatore della sessione mattutina del convegno, in sostituzione dell'indisposto Natale Giandini, ha sfruttato l'occasione per sollecitare nuove adesioni al Forum che si candida a rappresentare associazioni e cooperative nel futuro tavolo istituzionale per la pianificazione dei servizi socioassistenziali. «Dobbiamo uscire dall'angolo - dichiara Castelvecchio - e dobbiamo smettere di considerarci solo l'anello terminale che eroga servizi grazie a qualche convenzione con gli enti locali: il Forum del terzo settore chiede di poter essere parte attiva in un tavolo permanente per lavorare in rete con tutti i soggetti coinvolti nei servizi sociali; sono contento che a questo appuntamento siano tutti presenti, anche l'Asl di Lodi che del resto ha partecipato a tutto il percorso sul tema avviato dallo scorso mese di giugno». L'auspicio emerso è che subentrino forze nuove ad arricchire e rivitalizzare il Forum, che è già una realtà a livello regionale: «Non si può fare carico ai soggetti del terzo settore - sostiene Sergio Silvotti, segretario del Forum permanente della Lombardia - di rivoluzionare da soli un sistema socioassistenziale che è comunque destinato a modificarsi: i registi principali di questo cambiamento secondo la legge 328 del 2000 dovranno essere gli enti locali, ma va promossa una nuova logica. Dal sistema di protezione, che risarcisce con denaro i soggetti che necessitano di certi servizi, al sistema di promozione per dare una risposta globale a certi bisogni». Come dire: un anziano solo non chiede solamente di farsi recapitare a domicilio un pasto in una borsa termica appesa fuori dall'uscio, ma anela un contatto umano con l'operatore che svolge questo servizio, perché ha bisogno soprattutto di compagnia. È questo lo sguardo speciale del volontariato che molti auspicano di applicare ai servizi sociali, anche se il presidente del Coordinamento nazionale dei centri servizi per il volontariato Marco Granelli ha evidenziato anche le difficoltà delle realtà del terzo settore a costituire organismi di rappresentanza in grado di dialogare con le istituzioni: «Va anche detto - spiega Granelli - che l'Anci ha sollevato un problema di conflitto di interessi sull'intervento dei Forum del terzo settore nella programmazione dei servizi socioassistenziali: legittimo, ma si possono piazzare i paletti necessari a garantire trasparenza». Da parte sua Gian Claudio Rozzoni, responsabile dell'Ufficio di piano dei distretti della provincia di Lodi, ha evidenziato la necessità di coinvolgere attivamente anche i medici di famiglia in un tavolo programmatorio allargato: «Sono loro la porta d'accesso ai servizi sanitari, e senza ascoltarli non avrebbe senso parlare di segretariato sociale. Quanto ai servizi, la nuova normativa prevede per l'Asl un passaggio da soggetto gestore a soggetto programmatore e controllore: titolari della partita sono i comuni, invitati ad esserlo in forma associata; per questo la conferenza dei sindaci della provincia di Lodi aveva dato mandato di attivare il consorzio che recentemente ha nominato il proprio consiglio di amministrazione». La discussione è proseguita nel pomeriggio con una tavola rotonda coordinata dal direttore della Caritas lodigiana don Sergio Bruschi, cui hanno partecipato rappresentanti comunali e provinciali. Da. Pe. Il Cittadino, 4 dicembre 2004

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