La carne è sicura e la mucca pazza che è praticamente scomparsa dagli allevamenti grazie alle misure di prevenzione adottate durante i dieci anni dall'inizio dell'emergenza nel 2001. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare il caso sospetto di "mucca pazza" in un uomo di 78 anni a Reggio Emilia riportato dall'edizione locale del Resto del Carlino in attesa delle necessarie verifiche, dopo i ripetuti falsi allarmi che si sono verificati nel tempo.
In ogni caso, se fosse confermato, si tratterebbe - sottolinea la Coldiretti - di una eredità del lontano passato, che non ha nulla a che fare con il consumo della carne italiana che è del tutto sicuro grazie ad un rigido sistema di controlli introdotto con successo nel 2001 per far fronte all'emergenza Bse.
Dopo dieci anni la Bse è di fatto scomparsa dagli allevamenti italiani per l'efficacia delle misure adottate per far fronte all'emergenza come - sottolinea la Coldiretti - il monitoraggio di tutti gli animali macellati di età a rischio, il divieto dell'uso delle farine animali nell'alimentazione del bestiame e l'eliminazione degli organi a rischio Bse dalla catena alimentare. Per le misure di sorveglianza "attiva" sono stati spesi dal 2001 ad oggi oltre 6 milioni di test finanziati dallo Stato italiano per un costo stimabile intorno oltre i 100 milioni di euro.
Occorre evitare che inutili allarmismi si riflettano sui consumi di carne bovina i cui consumi familiari che sono di circa 23 chili per famiglia acquirente. In Italia sono presenti circa centomila allevamenti di bovini da carne con 6,3 milioni di animali che collocano il nostro paese al quarto posto a livello comunitario con decine di migliaia di occupati.. Il valore della filiera della carne bovina al consumo - conclude la Coldiretti - è di 15,4 miliardi di euro con la produzione italiana è sostanzialmente stabile mentre il nostro tasso di approvvigionamento della carne bovina risulta sostanzialmente al 60 per cento.