Con una domanda «retorica ma inevitabile» il presidente nazionale delle Acli,
Andrea Olivero, commenta le ripetute modifiche al provvedimento economico del governo, che hanno finito per togliere il contributo di solidarietà ed escludere qualsiasi ipotesi di patrimoniale: «Se non saranno i ricchi a pagare la manovra, chi pagherà?».
«A fronte dei sacrifici chiesti al Paese - ha detto Olivero nella
relazione introduttiva dell'Incontronazionale di studi, a Castel Gandolfo - sarebbe necessario salvare almeno la proporzionalità dei pesi. Non è demagogia semplicistica chiedersi se il contributo di solidarietà e una patrimoniale non fossero più eque della riduzione delle detrazioni per le famiglie. Non è per nostalgie collettivistiche o per odio di classe che richiamiamo la necessità che chi ha più vantaggi contribuisca di più nel momento della crisi e dei sacrifici».
«Invece la manovra - nel giudizio di Olivero - è stata corretta in un incontro tutto interno alla maggioranza, e tradisce nelle sue modifiche una logica attenta più agli equilibri interni e alla tenuta della coalizione di governo che non al bene complessivo del Paese e dei cittadini. I continui cambiamenti prospettati dal governo in queste ore danno l'immagine di una totale improvvisazione».
Le Acli chiedono dunque che «si ripristini per tutti il contributo di solidarietà, si abbia il coraggio di inserire una patrimoniale sui grandi beni immobiliari del Paese e si dia subito avvio alle riforme da tempo prospettate, del welfare, del mercato del lavoro e del fisco. Con tre obiettivi precisi: dare continuità al "modello italiano di welfare", correggendolo ma non smantellandolo; aprire nuovi spazi per i giovani nell'accesso al lavoro; garantire una più equa distribuzione della ricchezza nel Paese, sostenendo in particolare le famiglie ed i redditi da lavoro». «Solo il riformismo - ha concluso - può dare continuità alla civiltà dei diritti nelle profonde trasformazioni in atto».