Il 6 settembre l'Arci in piazza con la Cgil,contro una manovra iniqua e sbagliata, per un'alternativa nel segno della giustizia sociale e della democrazia
L'Arci aderisce alla mobilitazione promossa dalla Cgil con lo sciopero generale del 6 settembre e si unisce alla richiesta del sindacato perché il Parlamento cambi radicalmente la manovra economica varata dal governo.
Dopo aver negato per tre anni l'evidenza della crisi diffondendo ingiustificato ottimismo e limitandosi a interventi di facciata, oggi, di fronte alle pressioni europee, il governo drammatizza la situazione e propone in corsa una manovra di correzione finanziaria che contiene tratti inauditi di iniquità sociale. La rocambolesca discussione di queste settimane all'interno della maggioranza, che ha prodotto la stesura di due testi completamente diversi nell'arco di quindici giorni, non fa che confermare lo stato confusionale di un governo privo di qualsiasi strategia in grado di rilanciare l'economia.
Questa manovra, frutto di improvvisazione e ancor meno credibile nelle cifre della sua ultima versione, non risolve in maniera strutturale il problema del debito ma si limita semplicemente a far cassa tagliando la spesa pubblica e particolarmente quella sociale, si accanisce con una vera e propria operazione di macelleria sociale sui lavoratori dipendenti, i pensionati, le famiglie. Pur con il modesto ridimensionamento dell'ultima ora, il taglio dei trasferimenti a Regioni ed Enti Locali produrrà inoltre conseguenze pesanti in termini di riduzione dei servizi e maggiori tributi a carico dei cittadini. Una manovra socialmente insostenibile e destinata ad avere conseguenze recessive, perché comprime i consumi e non libera risorse per gli investimenti, l'occupazione, il rilancio dell'economia.
E' grave che si sia scelto di non toccare gli interessi della parte più forte del paese, che nel provvedimento non ci sia niente delle auspicate misure di contrasto all'evasione fiscale, che non si preveda nessun onere a carico della grandi ricchezze e dei grandi patrimoni. Anche i tanto sbandierati tagli ai costi della politica sono insufficienti, non vanno a incidere sulle questioni principali come la riforma del sistema parlamentare, non intaccano le zone grigie dove si annidano la corruzione e la commistione fra affari e pubblica amministrazione. In compenso si tenta di ripristinare per decreto l'obbligo di privatizzare i servizi pubblici locali, in spregio della volontà popolare chiaramente espressa col referendum di giugno.
Ma nel provvedimento del governo non c'è solo improvvisazione e assenza di misure strutturali per la ripresa. C'è anche una chiara impronta classista, con provvedimenti che tradiscono la volontà di usare la crisi per un regolamento di conti contro le rappresentanze sociali e sindacali, come risulta evidente dall'inserimento di un articolo che cancella di fatto i contratti nazionali di lavoro e l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. C'è alla base della manovra l'impronta antidemocratica di un governo che nega il principio costituzionale della dialettica fra le diverse componenti sociali del paese.
Il blocco di potere che ha governato le scelte di questi anni e si è arricchito a spese di un crescente divario sociale, oggi non ammette la responsabilità di aver causato la crisi e pretende di risolverla scaricandone il costo ancora una volta sui più deboli. La situazione del Paese è grave ed è a rischio la tenuta del suo tessuto sociale. E' il momento di cambiare strada, con scelte nette e rigorose verso un modello di sviluppo diverso da quello che ci ha portato dentro questa crisi.
Per questo l'Arci scende in piazza il 6 settembre con la Cgil e si impegna a promuovere nelle settimane successive la più ampia mobilitazione del mondo dell'associazionismo e del terzo settore, per costruire nel paese la prospettiva di uno sviluppo sostenibile in cui la necessaria crescita economica vada di pari passo all'equità fiscale, alla giustizia sociale, alla trasparenza e alla democrazia.
Guarda il video-commento di Paolo Beni, Presidente nazionale dell'Arci, sulla web tv della CGIL: www.youtube.com/user/CGILNAZIONALE#p/u/16/bvV0AJI9TUU