Lampedusa, 5 agosto 2011- Per quasisei giorni e sei notti dispersi in alto mare senza cibo né acqua, mentreassistevano impotenti alla morte di alcuni compagni di viaggio a causadegli stenti. È la tragica esperienza raccontata da alcuni dei circa 370migranti, prevalentemente di origine sub-sahariana, dispersi da venerdìscorso, quando avevano lasciato le coste libiche diretti Lampedusa, dovesono arrivati ieri sera. Dopo una prima visita sul molo oltre una ventinadi persone, tra cui molte donne, sono state portate al Poliambulatoriodell'isola perché in serie condizioni di salute. Durante le operazionidi soccorso è stato ritrovato un cadavere.
"La maggior parte di queste persone erano disidratate o in ipotermia.Tra i pazienti visitati abbiamo riscontrato anche alcuni casi di addomeacuto, oltre a numerosi casi di lesione dermatologica", spiega MarcoTesta, medico dell'équipe di Medici Senza Frontiere (MSF) a Lampedusa,che ha partecipato alle prime operazioni di soccorso al molo.
"Mentre li visitavamo molti di lorocontinuavano a ripetere che non pensavano che sarebbero sopravvissuti cosìtanto tempo in quelle condizioni", racconta Majdi, mediatore culturaledi MSF. Alcuni migranti, in evidente stato di shock, hanno raccontato aglioperatori di MSF presenti allo sbarco di aver visto morire decine di personea causa degli stenti e delle condizioni di un viaggio che è soltanto l'ultimatragica tappa di una fuga cominciata molto tempo prima nel loro Paese d'originee che prosegue a causa del conflitto in corso in Libia.
"Ogni imbarcazione che arriva, ognirifugiato che muore tragicamente in mare ci ricorda che c'è un conflittoin corso dall'altra parte del mare. Queste persone stanno cercando rifugioe protezione, a tutti i costi, spesso rischiando le loro vite", dichiaraFrancesca Zuccaro, Capo Missione di MSF per i progetti sull'immigrazionein Italia.
MSF ricorda a tutte le parti coinvolte nelconflitto e ai paesi vicini le proprie responsabilità, nel rispetto delleleggi internazionali, di tenere aperte le frontiere e di offrire soccorsoe protezione a chi fugge dalla Libia.
A Lampedusa, MSF è presente con un team di medici, infermieri e mediatoriculturali. Contribuisce ad effettuare la prima assistenza medica dei paziential molo e successivamente ne segue le condizioni mediche all'interno deicentri dell'isola. Tra febbraio e luglio, MSF ha assistito quasi 19milapersone fuggite dalla Libia. Le attività di MSF a Lampedusa sonofinanziate da donatori privati e l'organizzazione non riceve fondi istituzionalida parte del Governo italiano.
Medici Senza Frontiere è la più grande organizzazione medico-umanitariaindipendente al mondo. Nel 1999 è stata insignita del Premio Nobel perla Pace. Opera in oltre 60 paesi portando assistenza alle vittime di guerre,catastrofi ed epidemie. www.medicisenzafrontiere.it