"I turisti che scappano dal mare calabrese sono una ferita per questa Regione, per imprenditori, amministratori locali e cittadini. Ma non si possono certo biasimare. Non ci piace affatto trovarci ad agosto e dover ribadire "l'avevamo detto". Ma ancora una volta il sistema di depurazione calabrese è collassato, compromettendo seriamente la stagione turistica. E che sarebbe successo era ampiamente prevedibile".
Questo il commento dolente di Franco Falcone, direttore di Legambiente Calabria, alle notizie apparse sui giornali negli ultimi giorni sul mare off limits a causa degli scarichi fognari che riportano le continue segnalazioni ricevute anche dai circoli di Legambiente in tutta la Regione.
E guarda caso gli impianti sotto accusa e i tratti di mare colpiti da schiuma e liquami sono proprio quelli segnalati lo scorso marzo da Legambiente in "Acque nere. Dossier sulla mala depurazione in Calabria". Nocera Terinese, Capo Piccolo, Amantea, Diamante, Paola e Cirella, sono tra i casi più gravi ma la lista è molto più lunga e confermata anche dai risultati riportati dalle analisi di Goletta Verde.
Una mappatura del sistema di depurazione che non funziona, fatta volutamente "fuori stagione" per fare da pungolo alle istituzioni competenti, Regione in testa, perché non si arrivasse ancora una volta all'emergenza estiva.
"Mettere in efficienza il sistema della depurazione della Calabria è l'opera pubblica numero uno - ha aggiunto Falcone - la più importante, quella su cui si devono concentrare impegno, buona volontà, responsabilità e finanziamenti. Oggi si apprende che la procura di Paola ha annunciato anche l'apertura di un'inchiesta ma ci preme che l'annuncio del presidente Scopelliti, che ha messo sul tavolo 38 milioni di euro per risanare la situazione, vada oltre le parole e si traduca in soluzioni. Per questo Legambiente vigilerà nei prossimi mesi, perché non si perda altro tempo. Perché i 10 anni di commissariamento, inchieste e decine di sequestri da parte della magistratura fino a oggi non sono serviti a niente. Anzi - ha concluso Falcone - l'Ufficio antifrode della Commissione europea nel 2010 ha verificato così tante irregolarità nella gestione commissariale da suggerire la revoca dei finanziamenti già erogati".