"Quando di fronte all'ingiustizia dell'abbandono i nostri figli adottati, coloro che hanno vissuto l'affido e che ancora stanno portando le stigmate dell'abbandono, cioè tutti coloro che sono appartenuti al popolo degli schiavi, sentiranno di aver perso, nuovamente, la loro libertà; a scapito del peso gioioso e fecondo della responsabilità, allora inizierà la reazione atomica della giustizia: chi è stato adottato, a sua volta adotta; chi è stato in affido, accoglie in affido; chi ha conosciuto il male dell'abbandono, lotta contro di esso; e l'abbandono ed il suo male avranno veramente i giorni contati".
E' questo il grido di appello con cui Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi., ha introdotto il Convegno Internazionale "2036: C'era una volta l'abbandono?" in corso in questi giorni presso il Piccolo Paese del Lago di Monte Colombo.
Nel venticinquesimo anno dalla sua fondazione, lo sguardo di Ai.Bi. e del suo Presidente è dunque rivolto al 2036 e alle sfide che dovrà affrontare nei prossimi anni, con la speranza e la volontà che, allora, l'emergenza abbandono, sarà solo un ricordo. Perché questo avvenga è necessario riconoscere che "l'accoglienza di un minore abbandonato è un atto di giustizia; anzi il più grande atto che una persona possa mai compiere nella propria vita.
Un atto capace di rompere la schiavitù, di ridare libertà, di cambiare un destino".- Sottolinea Griffini: "Intendere l'accoglienza di un minore abbandonato, come un atto di giustizia rappresenta un enorme guadagno culturale, capace di dare un nuovo e diverso senso allo stesso concetto di adozione e affido: non più il desiderio, di avere un figlio; o, addirittura, la ricerca egoistica del figlio e tutti i costi; o un misto di solidarietà verso chi è meno fortunato di noi; ma un atto di giustizia!"
Il Convegno Internazionale di Ai.Bi. si conferma come un momento unico nel panorama culturale italiano per le provocazioni culturali e l'apertura al dialogo di opinion leader ed esperti sul mondo dell'infanzia.