ROMA - Un film che vuol raccontare come il caso entra nella vita delle persone cambiandone direzione e senso. "Sinestesia", opera prima del giovane regista svizzero Erik Bernasconi, è uscito nel 2010 in Svizzera prodotto da Imago Film di Lugano e racconta la storia di Alan (interpretato da Alessio Boni), giovane adulto che si ritrova su una sedia a ruote, e delle tre persone a lui più vicine: la moglie Françoise (Giorgia Wurth), la giovane amante Michela (Melanie Winiger) e Igor (Leonardo Nigro), il suo migliore amico.

Il film, tutto girato in Svizzera e ancora non in distribuzione in Italia, ha partecipato a diversi appuntamenti e festival internazionali anche nel nostro paese, ricevendo una buona accoglienza da parte di pubblico e stampa: dal Festival des Films du Monde di Montréal in Canada al Durres International Film Summerfest in Albania, dal Viareggio Europacinema al Festival di Gand in Belgio, dal californiano Tiburon Film Festival allo Würzburg tedesco fino alla Corea del Sud. In Italia ha anche partecipato a Stresa Cinema e, ultima tappa in ordine di tempo, lo scorso 9 luglio come invitato speciale al Film video di Montecatini. Parliamo del film con il regista e sceneggiatore, Erik Bernasconi. Prima insegnante di lettere, ha poi studiato cinema a Parigi e ha lavorato per anni come aiuto regista in Svizzera. "E' stato un periodo fecondo, l'aver scritto e realizzato molti cortometraggi mi ha permesso di sperimentare diversi linguaggi e piani narrativi".

Bernasconi, da dove nascono l'idea e la scelta di girare un film che ha per protagonista una persona disabile?
Tutto è nato da un fatto reale, da una notizia letta su un trafiletto di un giornale: era una storia forte, che non voglio raccontare perché implica rivelare il finale del film, una storia che mi ha colpito molto, ha sedimentato in me ed è nata la voglia di farne un film. Anche altre persone che conosco hanno avuto il ruolo di ispiratrici, tra queste una ragazza che ha perso l'uso delle gambe per un ramo che le è caduto addosso mentre andava in moto con il marito appena sposato. A lei ho anche chiesto di leggere la sceneggiatura una volta ultimata, per avere un feedback da parte di chi quei problemi li vive ogni giorno sulla propria pelle.

Tuttavia "Sinestesia" non è un film incentrato sulla disabilità.
Non si parla solo di disabilità, ma di tutta quella serie di aspetti che possono far sentire "diversi". E il filo conduttore è il caso, il destino che ogni tanto, in modo aleatorio, decide di mettere un bivio nelle vite delle persone.

Per la resa del personaggio lei in quanto regista e sceneggiatore e Alessio Boni come protagonista avete frequentato persone con disabilità?
In fase di scrittura sono andato con le mie conoscenze, che mi derivano anche da anni di volontariato. Ma poi per altri aspetti, ad esempio per sapere come si fa a viaggiare in una strada romana o in una svizzera su carrozzina o come ci si sente quando ci si imbatte contro barriere architettoniche e di altro tipo, abbiamo chiesto la consulenza di persone con disabilità. Nel film c'è anche una scena in cui Alan, il protagonista, gioca a basket: in questo caso abbiamo chiesto una specifica assistenza di un atleta disabile.

Tornerà su questi temi nei suoi prossimi lavori?
Attualmente sto scrivendo una sceneggiatura sulla difficoltà del convivere in una società multiculturale e multietnica, dove riemerge la paura del "diverso". Sto pensando a una commedia su questo.

Quando vedremo "Sinestesia" nei cinema italiani?
Al momento non c'è una data. La questione della distribuzione cinematografica, ultimo anello di una catena difficile e costosa, è complicata, specie in Italia, e ad oggi non abbiamo trovato un distributore che voglia investire su un regista svizzero sconosciuto e convincersi che possa farci soldi. Forse un'uscita a breve del film sarà in una sala milanese. (ep)

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