Il dramma della carestia in Somalia invoca l'esigenza di una «forte politica agricola mondiale» coordinata dalle Nazioni Unite, che affianchi «interventi immediati» e misure finalizzate ad un «sostegno a lungo termine».  

E' quanto sostiene Acli Terra, l'associazione professionale agricola delle Acli, commentando i lavori del summit straordinario dello Fao in corso da ieri mattina a Roma per affrontare la grave crisi nel Corno d'Africa, particolarmente colpito dalla siccità e della carestia. Un appello alla "mobilitazione internazionale" era stato invocato nei giorni scorsi da Benedetto XVI, che aveva parlato di "catastrofe umanitaria".  

«Al dramma della Somalia - spiega Michele Zannini, presidente nazionale di Acli terra - concorre il fenomeno ormai imperante, a livello mondiale, della volatilità dei prezzi, generato dalla speculazione finanziaria sui valori di mercato dei carburanti e dei generi alimentari, nonché dagli effetti dei cambiamenti climatici. A monte, tuttavia, c'è il problema del mancato sviluppo agricolo dei paesi del terzo mondo. La questione del cibo, di primaria importanza per gli equilibri globali, si intreccia poi sempre più con quella della guerra civile, che dura in Somalia da oltre un ventennio».  

Per reagire a questa situazione, secondo Zannini, è necessaria «un'azione coordinata, da parte delle Nazioni Unite, per garantire una risposta urgente alla carestia, con aiuti immediati e, nondimeno, finalizzati ad un sostegno a lungo termine. Gli interventi di emergenza, infatti, possono essere utili per affrontare aspetti particolarmente acuti della crisi, ma non risolvono i problemi strutturali e rischiano addirittura di indebolire ulteriormente l'autonomia alimentare dei Paesi che ne beneficiano».  

Occorre dunque intervenire nell'ottica di «promuovere una maggiore produttività agricola dei Paesi più poveri, come la Somalia, mediante investimenti in infrastrutture rurali, sistemi di irrigazione, trasporti, organizzazione dei mercati locali, formazione e diffusione di tecniche agricole e di stoccaggio. Contrastando, nell'immediato, la pratica neocoloniale del cosiddetto "land grabbing"», l'acquisto diffuso di grandi apprezzamenti di terreno in Africa da parte dei Paesi ricchi emergenti.  

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