Non ci stancheremo mai di ribadire la centralità del sostegno a distanza, che per noi è lo strumento principale di cooperazione internazionale.
Il ministro Tremonti, al cospetto dell'emergenza immigrazione dovuta agli sbarchi di Lampedusa, aveva invocato un tavolo con le ONG sulla cooperazione internazionale. A distanza di qualche mese lo stiamo ancora aspettando e crediamo sia doveroso affrontare questa problematica.
Il SAD rappresenta una forma virtuosa d'aiuto verso i Paesi più poveri del mondo perché non sradica il bambino dal proprio contesto, offrendogli la possibilità di studiare e di ricevere le cure sanitarie, quindi, gli strumenti per immaginare una prospettiva di vita diversa. Con una sorta di "effetto domino" il sostegno al bambino diventa anche un supporto alla comunità.
Il SAD è un'esperienza importante anche per gli italiani; sia per i sostenitori, che con quest'azione provano le emozioni e la gioia di un autentico gesto di solidarietà, ma soprattutto per le tante persone che lavorano in questo settore.
Il ForumSad in questi giorni ha presentato i dati relativi alle associazioni aderenti alla sua rete: sono oltre 2 milioni gli italiani che sostengono un bambino a distanza, 360 milioni di euro la somma annuale destinata a progetti SAD e oltre 110 i Paesi del Mondo in cui si sviluppano progetti italiani.
Solo nel Lazio, secondo il dato fotografato dall'Anagrafe del Sostegno a Distanza, promossa dalla Regione e realizzata dall'Osservatorio Romano sulle Azioni contro la Povertà dell'Università di RomaTre con ForumSaD, ci sono 200000 sostenitori, l'80% concentrati nella Capitale, 210 organizzazioni che fanno SaD e 2100 operatori di cui 1700 volontari.
In Lombardia i numeri sono ancora più alti. Reach Italia siede al tavolo del Consiglio Nazionale del ForumSaD ed è parte attiva del mondo del sostegno a distanza, che pratica dal 1988, e della cooperazione internazionale ed è pronta a dare il suo contributo, innanzitutto spiegando al Governo la centralità del SAD.
Per farlo, però, aspettiamo ancora il tavolo di discussione con le ONG, caro ministro Tremonti!