Dall'inizio della crisi libica, nel mese di febbraio 2011, centinaia di migliaia di persone sono state costrette a fuggire. Il 14 giugno, l'Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM) calcolava che avevano lasciato la Libia un milione di rifugiati, di cui più di 500.000 hanno raggiunto la Tunisia, più di 300.000 l'Egitto e 70.000 il Niger. Ogni giorno nuovi rifugiati raggiungono i campi già sovrappopolati della Tunisia i cui occupanti non possono essere rimpatriati perché sono per la maggior parte originari di paesi dell'Africa subsahariana segnati da conflitti come la Somalia, il Sudan, l'Eritrea o la Costa d'Avorio. Queste persone vivono pertanto in condizioni sempre più difficili, alle quali si aggiunge il rischio costante di nuove destabilizzazioni nel paese che li ha accolti.
Questi rifugiati sono in trappola: il regime di Gheddafi strumentalizza la questione migratoria forzando la partenza di migliaia di persone con imbarcazioni di fortuna e nel frattempo, accusati di essere mercenari al soldo di Tripoli, numerosi africani sono vittime di abusi da parte dei partigiani del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT).
I paesi della coalizione, dall'altra parte, non sembrano voler stabilire nessun nesso tra il loro intervento militare e la fuga di questi profughi. L'Unione europea non ha ancora avviato alcuna iniziativa per accoglierli o per salvare quelle donne e quegli uomini che stanno morendo in mare. Al contrario, l'Europa rinforza la sua sorveglianza dispiegando nel Mediterraneo le forze dell'agenzia Frontex mentre le navi della coalizione non portano alcuna assistenza ai boat-people. Secondo l'Alto Commissariato per i Rifugiati, più di 2000 persone sono scomparse nel maree dall'inizio di febbraio.
Numerose organizzazioni stanno facendo pressione sulle autorità europee affinché predispongano quanto necessario per accogliere i rifugiati, per aiutare i paesi nei quali sono costretti a restare, e per fermare questa ecatombe nel Mediterraneo. Ma le loro richieste cadono nel vuoto.
La politica di chiusura degli stati europei ha raggiunto un livello tale che è nostro dovere agire per dimostrare che uno spazio euro-mediterraneo solidale e rispettoso dei diritti umani è ancora possibile.
Riunite a Cecina (Italia), le organizzazioni euromediterranee impegnate nella difesa dei migranti hanno preso la decisione di creare una flotta che abbia come missione quella di effettuare una sorveglianza marittima per portare finalmente assistenza alle persone in pericolo. Le stesse organizzazioni vogliono anche interpellare le istituzioni europee e i governanti delle due rive del Mediterraneo perché siano costruite, all'interno di questo spazio comune, delle relazioni finalmente fondate sullo scambio e la reciprocità. Queste navi avranno a bordo delle personalità politiche, dei giornalisti, degli artisti e dei responsabili delle organizzazioni che condividono questo progetto.
Un'operazione di questa portata può riuscire solo grazie ad una grande mobilitazione.
Le organizzazioni, i sindacati, i responsabili politici, i marinai, i giornalisti, gli artisti e tutte le persone interessate a questa iniziativa sono invitate a unirsi alla lista di informazione ?appel intervention Méditerranée' (appello intervento Mediterraneo).
Per iscriversi alla lista , inviare una mail a migreurop07@yahoo.it