Egregio Direttore,
la manifestazione di giovedì a Orbetello per discutere dell'Autostrada tirrenica ha avuto un grande successo: la Sala del Frontone piena, centinaia di persone che sulla piazza seguivano da un altoparlante il dibattito. Noi, firmatari di questa lettera, siamo vecchi militanti del movimento antinucleare del 1977; è stato per noi necessario tornare a quegli anni per trovare altrettanta partecipazione popolare e altrettanto entusiasmo.
Non c'è dubbio, la questione dell'Autostrada è per Orbetello un problema vitale. Il percorso che la Sat propone sopra l'Aurelia significa l'abbattimento di molte case e capannoni industriali, la chiusura di molte aziende agricole e l'eliminazione di molti agriturismi e campeggi. Per centinaia di famiglie, una vera catastrofe.
Nel dibattito di giovedì il nuovo sindaco di Orbetello Monica Paffetti e il vice presidente della provincia di Grosseto Marco Sabatini, insieme agli altri partecipanti, hanno cercato di trovare una soluzione. Aveva assicurato la sua presenza anche Luigi Bellumori, sindaco di Capalbio, che, per un "improvviso contrattempo" non è potuto venire. E' stato un peccato perchè l'Autostrada fa grandi danni a Orbetello, ma li fa anche a Capalbio, dove, accanto all'Aurelia, si prevedono circa 200 espropri.
Ripetiamo: è stato un grande successo e una discussione aperta e approfondita. Ci permettiamo un unico rilievo: il problema non si può affrontare solo da un punto di vista municipale. Da Civitavecchia a Rosignano, tutta la Maremma è minacciata. Bisogna che i maremmani imparino ad affrontare insieme questa grande minaccia. Dove sono la Regione Toscana e la Regione Lazio che promettono benessere futuro, ma di quello attuale non si curano?
Noi, come Italia Nostra, abbiamo partecipato al dibattito insieme a molti comitati locali e abbiamo apprezzato l'impegno della Associazione Colli e Laguna di Orbetello che lo aveva indetto con la popolazione, così come la competenza e il coraggio dimostrati dal sindaco Paffetti e dal presidente Sabatini. Avevamo una soluzione da proporre e quando da Italia Nostra è stata avanzata la proposta di rinunciare all'autostrada per mettere a posto l'Aurelia - come diciamo da più di venti anni- la Sala del Frontone è venuta giù dagli applausi.
I problemi sono di difficilissima soluzione e il caso di Orbetello lo dimostra. Far correre l'Autostrada sull'Aurelia accanto alla Laguna sarebbe lo sfascio dell'economia e del fascino paesaggistico di Orbetello. Farla correre più all'interno, nelle colline, sarebbe molto più costoso e per il paesaggio altrettanto devastante. Ma è proprio necessario farla questa Autostrada?
Dovunque in Maremma provoca disastri. A Tarquinina passa accanto al meraviglioso centro storico e divide la città. A Montalto spacca addirittura il centro cittadino passandoci nel bel mezzo. Di Capalbio si è già detto e altro ci sarebbe da dire. Ad Albinia la cittadina viene isolata e separata da tutto. A Talamone si vuole approfittare dell'Autostrada per allargare il porto distruggendone il fascino. Ma è proprio necessaria questa Autostrada?
Nel 1992 il ministro dell'Ambiente Giorgio Ruffolo aveva cancellato il progetto, per difendere la bellezza del paesaggio maremmano. L'allora sottosegretario ai Lavori pubblici, Antonio Bargone, che oggi è presidente della Sat, aveva portato avanti,in sede di legge finanziaria 1998, un indennizzo di 172 miliardi di lire alla Sat per la mancata realizzazione dell'opera. In cambio di questa cifra la Sat aveva rinunciato a tutti i suoi progetti sull'Autostrada tirrenica. Bargone aveva assicurato che questa rinuncia era definitiva, impegnandosi sulla sua parola d'onore. Oggi non è più sottosegretario , e come presidente della Sat insiste per il Corridoio Tirrenico.
Italia Nostra con la collaborazione del professor Antonio Tamburrino, esperto di trasporti, ha inviato alle autorità competenti una diffida. Sosteniamo che la Sat,tracciando il percorso e espropriando, assuma il ruolo tipico di un ente pubblico. Una società privata, cioè, deve essere responsabile verso i suoi azionisti e non può e non deve assumersi la tutela degli interessi pubblici.
Nicola Caracciolo e Gianni Mattioli