La manovra finanziaria prevede la cancellazione del patrimonio collettivo italiano e la distruzione della più sana e fiorente filiera economica. Con un accanimento senza precedenti e una miopia gravissima, il governo torna a colpire drammaticamente il settore delle fonti rinnovabili con un taglio del 30% di tutti gli incentivi e i benefici al comparto, tagliando così le gambe alle numerose imprese e condannando alla disoccupazione gran parte degli occupati. E non ci capisce, francamente, quale testo abbia letto il ministro Prestigiacomo che si ostina a dichiarare il contrario.
Ma non solo, per non lasciare a metà quella che sembra una precisa strategia di demolizione del Belpaese, il provvedimento pare introdurre anche la possibilità di cedere beni pubblici per pagare i debiti dei ministeri. E tutto ciò, ovviamente, senza considerare gli eventuali vincoli paesaggistici, ambientali e culturali.
"Questo governo tratta il Paese come un'azienda sull'orlo del fallimento che cede gli immobili di proprietà, e sembra voler far cassa cedendo i suoi gioielli di famiglia, i beni paesaggistici e ambientali che dovrebbero essere comuni, affidandosi solo al giudizio di congruità economica da parte dell'Agenzia del Demanio - ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Ma chi sta per fallire non ha più la capacità di investire sul futuro, e così ancora, questo governo ha deciso di cancellare la filiera più sana e fiorente del Paese, eliminando ogni possibilità di crescita e sviluppo al settore delle energie pulite. Tutto ciò, nonostante il Quarto conto energia e l'esito del recente referendum, che ha sancito la volontà popolare di cancellare il nucleare e puntare sulle fonti pulite".