"Se non passeremo all'azione - ha detto Annan - secondo i dati attuali entro il 2020 circa 60 milioni di persone si sposteranno dalle aree desertificate dell'Africa sub-sahariana verso il nord Africa e l'Europa e in tutto il mondo 135 milioni di persone potrebbero essere costrette a lasciare i loro luoghi di origine". Ma se la desertificazione è sinonimo di povertà, il deserto è invece un ecosistema vitale e "un'eredità unica e fragile da proteggere" - ha detto Annan, ricordando che il tema della giornata è "La bellezza dei deserti, la sfida della desertificazione". Obiettivo dell'iniziativa, che coincide anche con il 10° anniversario della convenzione Onu per combattere la desertificazione, è anche quello di attirare l'attenzione sulla vita di milioni di persone - soprattutto nell' Africa subsahariana (dove il 66% del territorio è arido o semiarido) ma anche in Asia e in America Latina - che oggi vivono al limite della sussistenza in territori dove ci sono risorse minime.
Se contro la desertificazione non esiste un solo metodo ovunque applicabile, le ong e gli enti locali, sono oggi in prima linea nella lotta alla desertificazione, puntano inoltre a riscoprire le tecniche tradizionali, usando un approccio integrato di lungo periodo. «Nell'immaginario collettivo pastori e contadini esercitano una pressione intollerabile sulle già povere risorse, contribuendo a un inarrestabile degrado ambientale - spiega Massimo Pallottino dell'Lvia - In realtà sono proprio i sistemi di allevamento tradizionali ad assicurare lo sfruttamento equilibrato e sostenibile delle risorse».
I deserti sono minacciati come mai prima, mentre potrebbero essere un tesoro di risorse per il pianeta, per la produzione di energia solare o piante medicinali sottolinea un rapporto pubblicato dall'Onu nei giorni scorsi. La costruzione di strade, l'inquinamento, il turismo, la caccia minacciano la fauna e diverse specie del deserto sono in via di estinzione o in rapida diminuzione. L'utilizzo del deserto come terreno d'addestramento militare, carcere o campo profughi danneggia il deserto. "Questi deserti sono ecosistemi dinamici e unici, che se trattati opportunamente possono fornire risposte a numerose sfide alle quali ci troviamo di fronte, per l'energia, l'alimentazione, la medicina" - ha detto Zaved Zahedi, direttore aggiunto del Centro di sorveglianza della difesa dell'ambiente del Programma Onu, con sede a Cambridge. I deserti potrebbero diventare le centrali elettiche non inquinanti del XXI secolo, utilizzando le risorse del sole e del vento. Un deserto della misura del Sahara potrebbe catturare energia solare sufficiente a rispondere al fabbisogno di elettricità del mondo intero, secondo Zahedi.
Shafqat Kakakhel, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, ha evidenziato che i deserti hanno un potenziale non sfruttato, non solo dal punto di vista dell'energia e quindi economico, ma anche sotto l'aspetto biologico (coltivazione di piante farmaceutiche). I deserti hanno quindi un vero e proprio potenziale economico dal duplice vantaggio, la produzione di energia pulita in paesi come l'Africa potrebbe fornire anche i mezzi di sussistenza per diminuire la povertà e raggiungere gli Obiettivi di sviluppo che sono stati fissati dalla comunità internazionale. [GB]