Roma, 16 giugno 2011 - "Tutti insieme per iniziative urgenti a favore dei ragazzi di strada". Questo il tema scelto dall'Unione Africana per la celebrazione di quest'anno della Giornata mondiale del bambino africano, istituita nel 1991 per ricordare le giovani vittime del massacro di Soweto del 16 giugno 1976, quando centinaia di studenti neri furono uccisi dalla polizia sudafricana dopo che erano scesi in strada per protestare contro la pessima qualità dell'istruzione e l'imposizione dell'afrikaans dei bianchi come lingua d'insegnamento.

I bambini sono le fondamenta su cui poggia il futuro del continente - la maggioranza della popolazione, infatti, ha meno di 18 anni - ma sono fondamenta fragili perché l'Africa è una delle regioni del mondo con i più alti livelli di povertà, dove le chance di sopravvivenza sono tra le più basse: ogni mille bambini nati, più di cento non raggiungono il primo anno d'età e sono migliaia quelli che muoiono ogni giorno per malattie facilmente prevenibili e milioni quelli orfani di uno o entrambi i genitori a causa dell'Aids.

I ragazzi di strada sono la manifestazione più visibile della sistematica violazione dei diritti dell'infanzia nel continente. Si tratta di bambini abbandonati, vittime della povertà e dell'Aids, orfani maltrattati, emarginati ed esclusi da ogni forma di assistenza e di educazione, giovani costretti a fuggire da famiglie violente, a guadagnarsi la vita nelle strade e a passare la notte nelle discariche, dove frugano nell'immondizia alla ricerca di cibo e di oggetti da rivendere o riciclare.

Si stima che in Africa siano 30 milioni. Più di centomila solo a Nairobi, dove AMREF 11 anni fa ha lanciato il progetto "Children in need", un programma di recupero che punta a togliere i ragazzi dalla strada offrendo loro cure sanitarie, organizzando attività sportive, artistiche e ricreative per recuperare fiducia e autostima, fino al reinserimento nella famiglia o nella comunità attraverso la scuola e i corsi di formazione professionale. Punto di partenza e cardine del progetto è il pieno coinvolgimento della comunità, dei leader politici e religiosi, e la moltiplicazione di contatti con la popolazione locale, per prevenire la formazione delle condizioni di disgregazione sociale e di violenza che spingono tanti giovani sulla strada.

Dopo anni di esperienza sul campo, AMREF ha deciso di ampliare e rafforzare il progetto con la costruzione di un vero e proprio "Villaggio dei ragazzi". Il Children Village, inaugurato nel marzo scorso da Beth Mugo, ministro della Salute del Kenya, sorge su una superficie di circa un ettaro nel sobborgo di Dagoretti, una vasta area alla periferia sud di Nairobi che comprende al suo interno numerose baraccopoli.

Il nuovo centro raccoglie le varie strutture necessarie alla riabilitazione, risocializzazione e reintegrazione dei ragazzi di strada: dal consultorio in cui si effettuano i controlli medici, si somministrano le cure e si tengono incontri periodici di educazione sanitaria e counselling, alle aule per lo studio e le attività artistiche, dall'area destinata all'allevamento di polli, galline e bovini alla mensa che offre pasti caldi due volte al giorno. Il piano di AMREF prevede il graduale passaggio della gestione del Children Village alla comunità nell'arco di un decennio.

AMREF, fondazione africana per la medicina e la ricerca, è stata fondata a Nairobi nel 1957 ed è la principale organizzazione sanitaria no profit del continente. Oggi impiega in Africa oltre 800 persone, per il 97% africani, e gestisce circa 140 progetti di sviluppo sanitario in sei Paesi (Etiopia, Kenya, Sudafrica, Sudan, Tanzania e Uganda). Il network internazionale di AMREF è composto da 12 sedi in Europa, Stati Uniti e Canada.

Ufficio stampa AMREF Italia - Simone Ramella
Tel. 06-99704664 - Cell. 347-9416538 - E-mail: simone.ramella@amref.it

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