In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2011 Comunità di Sant'Egidio, Associazione Centro Astalli, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, Caritas Italiana e Acli, anche quest'anno, organizzano la veglia di preghiera "Morire di speranza" in memoria delle vittime dei viaggi verso l'Europa a cui partecipano comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e organizzazioni di volontariato, rappresentanti ecumenici e parenti delle vittime.

La veglia, presieduta da mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del pontificio consiglio della pastorale per i Migranti e gli itineranti, si terrà oggi 16 giugno alle 18.00 nella basilica id Santa Maria in Trastevere a Roma (Piazza Santa Maria in Trastevere).

Dal 1990 almeno 17.597 persone sono morte nel viaggio lungo le frontiere dell'Europa.

Il cambiamento degli assetti geopolitici che sta interessando i Paesi del Nord Africa e in particolare il conflitto in Libia, hanno spinto molte persone ad intraprendere le pericolose traversate in mare. I

In questo contesto sono allarmanti i dati dei primi 5 mesi del 2011: si registrano già 1.820 morti in tutto il Mediterraneo, di cui 1.633 in viaggio verso l'Italia.

Il bilancio è, probabilmente, più tragico se si pensa a quanti si trovavano a bordo di imbarcazioni delle quali non si è avuta più notizia e che non sono mai riuscite a raggiungere le nostre coste.

Due le rotte principali da cui si sono originati i flussi di migranti via mare dall'inizio del 2011: la Tunisia e la Libia. 187 persone sono annegate sulla rotta tunisina, mentre, la rotta libica è quella che desta maggiore preoccupazione e che ha fatto registrare, nel periodo considerato, la morte in mare di 1.633 migranti sub sahariani (dati Fortress Europe).

La condizione di chi proviene dalla Libia in guerra è di estrema vulnerabilità: minacciati da tutte le parti in conflitto sono costretti ad intraprendere la traversata su imbarcazioni fatiscenti e sovraccariche pur di raggiungere un rifugio sicuro in Europa.

 Di fronte a questi dati non si può rimanere in silenzio. Si tratta di uomini, donne e bambini in fuga da situazioni di conflitto, di gravi violazioni dei diritti umani e di persecuzioni. In cerca di un luogo sicuro sono, invece, andati incontro alla morte.

La preghiera "Morire di Speranza" è nata pensando a ciascuno di loro. Anche una sola di queste vite perse in mare in un viaggio di dolore e disperazione è una sconfitta per tutti che non può e non deve lasciare indifferenti.

Queste morti sono un richiamo alla responsabilità, per guardare alla realtà della migrazione mettendo sempre in primo piano la vita di ognuno e il pieno rispetto dei diritti umani. In occasione di questo evento, le organizzazioni promotrici fanno appello alla comunità internazionale e alle istituzioni affinché si proceda all'apertura urgente di canali umanitari e si garantisca il trasferimento delle persone verso luoghi sicuri. Solo uno sforzo congiunto in questo senso può permettere alle persone in fuga di non rischiare la propria vita in mare.

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