Per preservare la competitività europea e costruire una economia a basso tasso di carbonio, l'Europa deve aumentare le proprie ambizioni sul clima: questa la richiesta di 72 aziende leader europee -una lista che si allunga di momento in momento- che hanno sottoscritto una dichiarazione che chiede all'Unione Europea di portare il target di riduzione  delle emissioni del 30% rispetto a quelle del 1990, , in vista del Consiglio Europeo sull'Ambiente (21 Giugno) e del voto del Parlamento Europeo (23 Giugno). Il target europeo attuale di riduzione delle emissioni è del 20%.

Messe insieme, le imprese firmatarie contano oltre 3 milioni e ottocento mila lavoratori, con un fatturato annuo di oltre 1000 miliardi di euro, una somma superiore al PIL totale di Polonia, Svezia e Austria insieme.

Le aziende firmatarie sono di diverso profilo, e ciascuna affronta sfide e problemi diversi sia sui cambiamenti climatici che nella competizione internazionale. Impegnandosi a essere una parte costruttiva della soluzione ai cambiamenti climatici, stanno dimostrando la propria lungimiranza economica che parte dal presupposto che i numerosi vantaggi di una rapida transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio sono superiori ai costi di riduzione delle emissioni.
 
Le aziende chiedono un quadro politico europeo che stimoli l'innovazione e gli investimenti, per esempio, nelle energie rinnovabili e nell'efficienza energetica per garantire la sicurezza energetica europea. Le importazioni di petrolio e di gas potrebbero essere ridotte di 45 miliardi e mezzo di euro nel 2020; l'uso delle fonti rinnovabili e l'efficienza energetica potrebbe ancora di più ridurre la dipendenza dell'economia dalle importazioni  e la vulnerabilità ai prezzi dei combustibili fossili tanto da arrivare a un risparmio di 600 miliardi di euro o più all'anno entro il 2050.

Il finanziamento di tale investimento potrebbero provenire dagli stessi strumenti mossi dal target sul clima, come la messa all'asta delle quote di emissione (Emission Trading Scheme) : si stima che più forti politiche di energia pulita potrebbe contribuire ad aumentare gli investimenti cumulati della UE del 20% tra il 2010 e il 2020.

I 72 firmatari hanno anche sottolineato che l'incremento delle ambizioni sul clima contribuirà alla creazione di nuovi posti di lavoro diretti e indiretti. Nel complesso, un quadro di politiche climatiche più forte potrebbe risultare in un aumento netto di 6 milioni di posti di lavoro in Europa  2020.

Tony Long, direttore dell'Ufficio Europeo del WWF dichiara che: "L'appello di aziende così importanti  dimostra che logiche di business sul clima sono in continua evoluzione - un quadro politico più forte è nel loro interesse, per gli investimenti e le opportunità che può sbloccare.  Mantenere un obiettivo UE del 20% non farebbe che incoraggiare basse ambizioni e questo porterà inevitabilmente a un pericoloso cambiamento climatico. Considerando che l'obiettivo del 30% è raggiungibile e non penalizzante, è arrivata l'ora di puntare a riduzioni maggiori".

Note:
La dichiarazione  è stata organizzata con la collaborazione di The Climate Group, The  Cambridge Programme for Sustainability Leadership e del WWF / Climate Savers. La dichiarazione non riflette necessariamente la posizione delle singole imprese che sono soci o partner di queste organizzazioni.

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