ROMA - Sono soprattutto diplomati o laureati, che lavorano come impiegati e operai, con un'età sotto i 35 anni, i donatori del sangue in Italia. A donare sono soprattutto le persone attive nel tessuto produttivo del Paese, mentre sono restii casalinghe, pensionati e studenti. Si dona più al Nordest, al Sud e nelle isole, di meno al Nordovest e al Centro. Sono alcuni dei dati emersi dall'indagine Censis-Fidas (Federazione italiana associazioni donatori di sangue che riunisce 73 associazioni sul territorio nazionale), in occasione della Giornata mondiale del donatore di sangue che si celebra oggi, 14 giugno. Preoccupante è l'allarme che lancia la Federazione: "Entro il 2020 si prevede una forte riduzione dei donatori di sangue, dell'8-10%, a fronte di un aumento dell'età media dei cittadini, cioè dei pazienti che più necessitano di trasfusione. Saranno interessati potenziali donatori compresi nella fascia d'età che va dai 18 ai 55 anni e che risulteranno un milione in meno rispetto ad oggi. Un risultato terribile che metterebbe a repentaglio molte vite di cittadini italiani".

Spiega Aldo Ozino Caligaris, presidente nazionale della Fidas e coordinatore Civis: "L'indagine commissionata al Censis è una fotografia dello stato della donazione in Italia, ci offre indicazioni importanti riguardo ai settori dove andare ad operare e alle modalità con cui avvicinare nuovi soggetti alla donazione del sangue. Dimostra che c'è ancora tanto c'è da fare, ma non bisogna dimenticare che il nostro Paese ha fatto grandi passi avanti sulla cultura della donazione. La diffusione dei donatori in Italia, negli ultimi anni ha registrato una crescita rilevante: nel 2008, infatti, i donatori italiani sono stati 1.619.143, pari a 27,2 ogni 1.000 abitanti, mentre nel 2005 erano 1.502.858, pari 25,7 ogni 1.000 abitanti. Nel triennio considerato, dunque, si è assistito ad un aumento significativo del numero dei donatori pari al 7,7%".

I dati. Per lo più i donatori sono lavoratori (il 74,7%, contro il 56,9% della popolazione italiana), mentre le persone inattive, tra cui casalinghe, pensionati e studenti, rappresentano il 21% del campione, contro il 37,8% della popolazione italiana compresa tra i 15 ed i 64 anni. Più diffusa la donazione tra gli impiegati e gli operai, minore invece l'apporto di liberi professionisti, insegnanti, artigiani e commercianti. Dal punto di vista geografico, la maggior concentrazione di donatori si trova nel Nordest, al Sud e nelle isole, mentre solo una piccola percentuale nel Nord-Ovest e al Centro. "Sarà fondamentale diffondere la cultura della donazione - prosegue Ozino Caligaris - e coinvolgere le fasce di popolazione che finora non si sono impegnate molto su questo fronte come le donne, solo il 31,2% dei donatori periodici, contro il 68,8% degli uomini e infine, gli immigrati. La maggiore incidenza rispetto alla popolazione di riferimento si registra tra gli under 29 e tra i ?giovani adulti' (29-35 anni): al primo gruppo - che rappresenta il 18,4% degli italiani - appartiene il 20,3% dei donatori, nel secondo (15,3% degli italiani) rientra il 19,4% del campione. Ma non è sufficiente, perché di loro c'è gran bisogno". (ep)

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