L'Istituto Nazionale di Urbanistica, facendo seguito all'appello rivolto ai parlamentari della maggioranza e dell'opposizione nel maggio scorso, ha messo a punto una serie di proposte di emendamenti al decreto sviluppo che le Camere si apprestano a convertire in legge.
Tra le proposte di modifica c'è il ripristino dei tempi di certificazione dell'interesse pubblico sugli immobili storici, da riportare a cinquanta anni dopo che il Dl sviluppo ha innalzato la soglia a settanta anni. L'Inu ritiene che un innalzamento del genere elimini la protezione da gruppi di immobili che costituiscono i migliori prodotti dell'urbanistica italiana nella storia repubblicana, ovvero i quartieri popolari e l'edilizia residenziale sociale dell'immediato secondo dopoguerra.
C'è poi una migliore e più ordinata disciplina del Piano regolatore generale, affinché venga sdoppiato in una parte strutturale e in una operativa, e di strumenti ormai utilizzati comunemente, quali la perequazione e la compensazione urbanistica.
Ciò non significa che in generale l'Istituto Nazionale di Urbanistica rinunci alla richiesta (più volte formulata e sostenuta anche da una bozza di disegno di legge) di un testo di principi fondamentali del governo del territorio. Un provvedimento a "costo zero" che è fermo da diversi anni nelle competenti Commissioni parlamentari. Unico provvedimento che garantirebbe maggiore solidità giuridica alla legislazione regionale, oltre a risolvere le continue situazioni contraddittorie determinate da una legislazione ondivaga. Un provvedimento infine che potrebbe avere, questo sì, in modo assai più organico e condivisibile, robuste e più sicure misure indirizzate allo sviluppo secondo i principi comunitari della "economicità ed efficienza".
L'Inu auspica che le forze parlamentari raccolgano i suggerimenti, e chiede loro di avere coraggio e sensibilità istituzionale nei confronti della cultura amministrativa, pianificatoria e paesaggistica del Paese.