Di seguito gli interventi di Marco Bersani del Comitato promotore SI per l'acqua bene comune e di Vittorio Cogliati Dezza del Comitato Vota SI per fermare il nucleare
C'è vita sul pianeta Italia. Infatti c'è l'acqua
MARCO BERSANI
«C'è vita sul pianeta Italia» hanno affermato in molti dopo i risultati delle recenti elezioni amministrative. Pochi tra loro hanno fatto il collegamento più logico: c'è vita perché c'è l'acqua. E l'acqua c'è, trasparente e in movimento, da anni.
Diffusa nei territori che hanno contrastato le privatizzazioni, raccolta nel Forum italiano dei movimenti per l'acqua che, dopo aver consegnato con oltre 400mila firme una legge d'iniziativa popolare, dopo aver realizzato tre grandi manifestazioni nazionali, ha raccolto, nel più totale silenzio dei grandi mass media, senza padrini politici e senza finanziamenti, oltre 1 milione e 400mila firme per chiedere i referendum. E che da tre mesi sta attraversando ogni angolo del paese, con la determinazione di chi lo vuole migliore, con l'allegria di chi vede che sta cambiando. è stata una grande esperienza di alfabetizzazione popolare, un'autoformazione collettiva che ha dato nuovo significato alle parole diritti, beni comuni, democrazia, partecipazione. è stata una grande esperienza di inclusione sociale, che, attorno a obiettivi radicali - fuori l'acqua dal mercato, fuori i profitti dall'acqua - ha messo insieme storie e culture differenti dentro un grande laboratorio di intelligenze collettive, dentro una nuova agorà di partecipazione diretta. E che ha già vinto su alcuni punti sostanziali.
Il primo è quello di aver permesso, dopo anni di sequestro della democrazia reale, di affermare un nuovo principio: su ciò che a tutti appartiene, tutte e tutti devono poter decidere. Non solo. Ha costretto il mondo politico istituzionale ad abbandonare l'autoreferenzialità, ad aprire le finestre e a discutere di acqua, energia, beni comuni, diritti, società. è un movimento che ha già vinto culturalmente, nei cuori e nelle menti delle persone. In questi ultimi giorni di campagna referendaria stiamo assistendo alla mobilitazione decisa e diretta di partiti politici, governatori di regione, esponenti politici in favore dei Sì. è un altro straordinario risultato di un movimento che nella sua reticolare opera di sensibilizzazione sociale è riuscito a coinvolgere tanto direttamente le persone da costringere le segreterie nazionali dei partiti a dover prendere atto che qualcosa di nuovo sta succedendo. E così il Pd ha dovuto prestare ascolto ai suoi tanti attivisti di base; la Lega Nord ha dovuto prendere atto che l'idea di consegnare l'acqua ai mercati finanziari fa a botte con l'esaltazione delle autonomie locali. Il 12 e il 13 giugno saranno due belle giornate: si vota per la la ripubblicizzazione dell'acqua, per la difesa dei beni comuni e della democrazia.
Proprio per questo vorremmo fosse chiaro a tutti che dietro quel voto, dietro la mobilitazione sociale di questi anni e di questi giorni c'è l'avvio della riappropriazione sociale dell'acqua e dei beni comuni, c'è l'avvio della costruzione di una nuova democrazia partecipativa, c'è il primo vero stop popolare all'ideologia liberista e del mercato. C'è il futuro, cui nessuno potrà sottrarsi.
Col sì della Cassazione, ora tocca agli italiani
VITTORIO COGLIATI DEZZA
La decisione della Cassazione è una vittoria della democrazia e della ragione. La Cassazione ha infatti deciso che il 12 e 13 giugno si voterà anche il referendum sul nucleare insieme a quello per l'acqua pubblica e contro il legittimo impedimento. La Cassazione ha svelato il trucchetto con cui il Governo e la sua maggioranza volevano ingannare gli italiani: accantonare oggi ogni decisione per ricominciare ad operare tra 12 mesi, come se nulla fosse successo. La decisione torna nelle mani degli italiani, anche se la disinformazione e la disorganizzazione avrà i suoi effetti nefasti nella fascia di elettorato, circa 3 milioni e mezzo di italiani all'estero,che non sanno o non hanno avuto le schede. Un altro trucco per rendere più difficile il raggiungimento del quorum. Nonostante ciò è possibile vincere, è possibile liberare l'Italia dall'incubo nucleare. L'obiettivo è il quorum. Non sarà facile, perché l'azione di disinformazione e di oscuramento, perpetrate nei due mesi di campagna referendaria, ha raggiunto in parte il suo scopo: non tutti gli italiani sanno che ci sono i referendum e su cosa siamo chiamati a votare. Dalla nostra abbiamo però la semplicità e la chiarezza del nostro messaggio: l'acqua deve essere pubblica, il nucleare va cacciato dall'Italia, perché pericoloso e inutile. Dopo il dramma di Fukushima e la storica decisione del governo tedesco e di quello svizzero di abbandonare l'energia nucleare entro i prossimi anni, la costruzione di nuove centrali atomiche in Italia sarebbe del tutto anacronistica e antieconomica. Tanto più che, proprio grazie al referendum del 1987, con il quale scelse di abbandonare la via nucleare, oggi l'Italia si trova avvantaggiata. Il nucleare, poi, in base alle elaborazioni del Dipartimento per l'Energia dell'Amministrazione statunitense, nel 2020 sarà la tecnologia più costosa, rispetto a tutte le altre fonti energetiche, mentre è già oggi la più vecchia, è ancora quella della metà del Novecento!
Non avere sulle spalle il peso del nucleare ci permette di risparmiare risorse, di non mettere a rischio i territori e le persone e soprattutto di investire nella ricerca e nell'innovazione per le rinnovabili, il risparmio e l'efficienza energetica. Per una volta, il nostro Paese è un passo avanti rispetto al resto d'Europa. E sulla strada giusta. Siamo già su questa strada, se pensiamo che l'elettricità prodotta da eolico e fotovoltaico nel 2009, 2010 e prevista per il 2011 è pari a quella prodotta da due centrali nucleari, del tipo di quelle che si vorrebbero costruire in Italia. In solo tre anni e a costi ambientali pari a zero, ed economici molto più leggeri, abbiamo azzerato e reso inutile metà del programma nucleare governativo. Andando avanti così, l'Italia potrebbe produrre il 100% di elettricità da fonti pulite entro il 2050, proprio come mira a fare la Germania. Ma la partita non è ancora vinta. Rimane, anzi, molto da giocare e ora tocca agli italiani. Dobbiamo convincere parenti ed amici, sollecitare i nostri condomini, informare tutti sul posto di lavoro.
Il quorum è a portata di mano se ciascuno di noi si trasforma in megafono e portavoce delle ragioni del SÌ.