ROMA - "Credo che la disabilità sia un buon metro di misura per la democraticità di questo paese città e del nostro Paese in generale. Parliamo meno delle toghe e più della gente a cui viene negata la libertà di muoversi. Non esistono solo le minacce di reclusione, esistono mezzo milione di prigionieri in casa senza aver commesso nessun reato". È questa per Antonio Guidi, collaboratore del Sindaco del comune di Roma alle Politiche della disabilità, una delle urgenze non più procrastinabili nel nostro Paese: l'abbattimento di barriere fisiche e culturali verso la disabilità, soprattutto quella delle donne. Si parla di questo al convegno "Disabilità al femminile, tra coraggio e violenza" in corso a Roma presso il Campidoglio. Un ampio momento di confronto, ha spiegato Guidi, "che speriamo possa portare ad una vertenza forte legata alla disabilità soprattutto al femminile". Diversi gli ospiti invitati a partecipare ai lavori di un incontro che vuole essere, ha spiegato Guidi, il primo passo di un cammino virtuoso. All'incontro di oggi, infatti, ne seguiranno altri: il prossimo sulla vita indipendente previsto sempre in Campidoglio il prossimo 18 luglio.
"Sono convinto che il mondo della disabilità vive sempre in salita, soprattutto quello legato alla disabilità al femminile - ha aggiunto Guidi -. Roma è una sintesi gigantesca delle virtù e dei vizi del nostro Paese. La creatività, la voglia di fare, l'arte, la cultura, ma anche un po' di ignoranza, molto pregiudizio e una buona quota d'egoismo. Si vede dalla poca disponibilità all'aiuto e all'ascolto". Un quadro difficile che può trovare nel ruolo della donna una risorsa importante. "La donna con disabilità ha potenzialità enormi - ha aggiunto Guidi -, la vediamo a capo di associazioni, di realtà politiche e di gruppi. Spesso, però, la sua carriera viene disabilitata". Per Guidi, invece, è il momento di "incentivare a tutti i livelli la presenza al femminile nella disabilità". "È chiaro che i tempi sono lunghi - ha affermato -, ma noi lavoriamo per far crescere e non per essere i notai di quello che non va. La presenza del femminile è importante nei servizi sociali, in quelli sanitari, nell'assistenza alla persona, nella vita indipendente. La voce femminile libera delle potenzialità che dobbiamo avere il coraggio di recepire".
"In Italia le donne disabili sono il doppio degli uomini e la disabilità "rosa" in rapporto al totale degli italiani rappresenta circa il 6% della popolazione". È quanto afferma il sottosegretario alla Salute Francesca Martini in un messaggio inviato ai partecipanti del convegno "Disabilità al femminile, tra coraggio e violenza" in corso a Roma presso il Campidoglio e organizzato da Antonio Guidi, collaboratore del sindaco di Roma per le Politiche della disabilità. Secondo il sottosegretario, la situazione attuale "impone una profonda riflessione nel senso di riorganizzare il sistema tenendo conto dei principi della semplificazione delle procedure, dell'equità d'accesso, della priorità d'intervento per le condizioni di gravità della disabilità, nonché quelle relative alle condizioni socio-economiche". Interventi su cui, spiega Martini, è al lavoro "il Tavolo permanente sugli interventi sanitari e di riabilitazione in favore delle persone con disabilità con un capitolo interamente dedicato alle problematiche della disabilità al femminile". Secondo il sottosegretario, "l'attenzione del ministero della Salute su questa tematica è molto alta, tenuto conto anche del fatto che la ratifica della Convenzione Onu sui diritti dei disabili è attualmente norma di legge e pertanto dobbiamo adottare tutte le misure necessarie per garantire il pieno e eguale godimento di tutti i diritti e libertà da parte delle donne con disabilità".
Un intervento concreto a favore della disabilità al femminile, ha spiegato Guidi, oggi si concretizza intervenendo in settori dove "lo specifico femminile non è considerato". Esempio lampante, ha raccontato Guidi, il fatto che "Roma abbia solo un consultorio famigliare minimamente adattato alle esigenze di una donna che cresce e vuole affermare la sua sessualità". Per Guidi, gli interventi necessari sono diversi a partire dall'affiancamento delle famiglie nel percorso della presa in carico "non solo a livello riabilitativo ma anche familiare facendo comprendere che tutte e due le figure genitoriali debbano partecipare al percorso di vita del figlio", ma non solo. Per Guidi oggi occorre "potenziare gli asili nido e le scuole per l'infanzia per aumentare un'integrazione precoce del bambino, ma anche dare alla mamma più tempo di lavoro e di vita, applicare correttamente l'articolo della legge 104 che permette al genitore di prendere permessi di lavoro senza intaccare la carriera, istituire consultori famigliari ad hoc per donne con disabilità e potenziare al massimo la vita indipendente". Ma la vera sfida per il Paese, secondo Guidi, è quella che la "disabilità al femminile possa diventare una priorità nella modulazione dei servizi e dell'agenda politica".