Dopo una breve interruzione - la scorsa settimana - dovuta a tensioni tra forze governative libiche e oppositori, riprende l'esodo dalla regione di Western Mountains verso la Tunisia. Lo scorso fine settimana oltre 8.000 persone - in maggioranza di etnia berbera - sono arrivate a Dehiba, nel sud della Tunisia. Si tratta perlopiù di donne e bambini.

La loro situazione si è fatta ancora più difficile a causa della violenta tempesta di sabbia che si è abbattuta sull'area. L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), insieme alle agenzie partner, sta cercando con tutte le proprie forze di preservare i campi vicini. La tempesta ha distrutto centinaia di tende e due grandi depositi da campo.

Con l'estendersi dei combattimenti tra forze governative libiche e oppositori anche al territorio tunisino, la scorsa settimana il controllo del posto di frontiera di Dehiba è passato nelle mani degli insorti. I residenti dell'area sono preoccupati per l'attività militare a cavallo del confine e temono ulteriori tensioni. L'UNHCR provvederà a fornire tende alle autorità locali qualora fosse necessario trasferire alcune famiglie lontano dal confine.

I rifugiati libici, per la maggior parte, lasciano il proprio paese in gruppi tribali. Molti scelgono di restare nei campi per alcuni giorni prima di procedere oltre e cercare ospitalità presso famiglie tunisine. L'UNHCR e le agenzie partner - tra cui il Programma Alimentare Mondiale (PAM) - distribuiranno cibo e altri aiuti ai rifugiati e alle famiglie che li accolgono.

Dopo un'interruzione di circa dieci giorni - a causa del maltempo - riprende anche il flusso via mare verso l'Italia. Negli ultimi cinque giorni sono arrivate sull'isola di Lampedusa circa 3.200 persone, in maggioranza originarie dei paesi dell'Africa subsahariana. Tocca così quota 8.100 il totale delle persone arrivate in Italia dalla Libia a partire dallo scorso 26 marzo. Altre 1.132 persone sono arrivate invece a Malta - dalla Libia via mare - a metà aprile.


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